
Gennaro Gattuso, tecnico e commissario tecnico della Nazionale italiana, ha offerto una profonda disamina ai microfoni di Sky Sport in merito all’esito del sorteggio dei playoff che decideranno l’accesso al prossimo grande torneo internazionale. L’Italia affronterà a marzo l’Irlanda del Nord in semifinale, con la possibilità di incontrare successivamente, nella sfida finale in trasferta, una tra Bosnia e Galles.
L’impegno si preannuncia arduo e decisivo, ma il CT ha trasmesso un messaggio di cauta, ma ferma, fiducia. Le sue parole hanno toccato diversi aspetti cruciali, dalla valutazione dell’avversario alla necessità di superare le fragilità interne della squadra, passando per l’annoso tema della disponibilità dei calciatori e degli stage. Gattuso non ha nascosto la consapevolezza che i playoff rappresentassero un passaggio obbligato e ha focalizzato l’attenzione sulla mentalità e sul lavoro.
Sull’Irlanda
Il sorteggio ha stabilito che il primo ostacolo per gli Azzurri sarà l’Irlanda del Nord, con il vantaggio di giocare la semifinale tra le mura amiche. Gattuso ha subito messo in guardia sulla natura dell’avversario, descrivendolo come una formazione rocciosa e fisica. “L’Irlanda del Nord è una squadra fisica, una squadra con una mentalità che non molla mai“, ha sottolineato il CT, evidenziando le difficoltà che un tale tipo di approccio può creare.
Tuttavia, l’analisi non si è fermata alla mera constatazione della forza avversaria. Gattuso ha infatti rimarcato come fosse un scenario atteso e previsto da tempo: “Lo sto dicendo da tre mesi, sapevamo che dovevamo passare dai playoff, sapevamo che il nostro percorso era un percorso che prevedeva che dovessimo migliorare e guardiamo con fiducia in avanti”. Queste parole indicano come l’obiettivo primario non sia solo la qualificazione, ma anche e soprattutto la crescita costante del gruppo, un imperativo tattico e psicologico da cui non si può prescindere. Nonostante l’avversario difficile, la determinazione a giocarsela fino in fondo è palese.
Sugli stage
Un altro tema fondamentale affrontato da Gattuso è stato quello relativo alla disponibilità dei calciatori per gli stage, un elemento considerato cruciale per amalgamare e preparare la squadra in vista di impegni così ravvicinati e fondamentali. Il CT ha preferito mantenere un approccio pragmatico e rispettoso dei ruoli: “Non sta a me decidere, io faccio l’allenatore, abbiamo chi si occupa di queste cose”, ha dichiarato. Ha poi espresso chiaramente la sua preferenza e l’esigenza tecnica: “Normale che più giorni disponibili abbiamo per stare insieme e meglio è, perché siamo all’undicesima giornata e ci rivedremo alla trentesima con i giochi già quasi fatti”.
La preoccupazione è che la lunga distanza tra le convocazioni riduca l’efficacia del lavoro tattico e di coesione. Gattuso ha spiegato che il suo obiettivo primario è mantenere il contatto con i suoi giocatori, anche al di là del campo: “Però io devo pensare a come stare a contatto con i giocatori, guardarli negli occhi e parlarci, non solo di calcio”. L’aspetto umano e motivazionale è ritenuto di primaria importanza. A supporto della sua istanza, il CT ha citato un esempio virtuoso proveniente dall’estero: “Ho parlato con Montella: in Turchia il campionato si ferma, fanno solo le competizioni europee, per permettere alla Nazionale di preparare meglio il playoff. Speriamo lo facciano anche da noi“, ha concluso con un velo di auspicio e speranza per una maggiore collaborazione a livello nazionale.
Bisogna lavorare
Concentrandosi sull’immediato e sulla preparazione, Gattuso ha voluto precisare che la soluzione ai problemi attuali della squadra non è da ricercarsi unicamente nella tattica. Alla domanda su come si debba affrontare il prossimo impegno, la risposta è stata decisa: “Il problema non è tattico, tutti i moduli hanno i pro e i contro ma il problema non è quello”. L’attenzione del tecnico si sposta dunque su un livello più profondo e mentale: “In questo momento dobbiamo lavorare sulla nostra fragilità perché abbiamo dimostrato che quando facciamo le cose fatte bene siamo competitivi“. Il riferimento è chiaramente alle prestazioni altalenanti e agli errori che hanno costellato il percorso di qualificazione, in particolare la sconfitta contro la Norvegia, citata come esempio negativo: “Non ti puoi permettere di commettere errori come contro la Norvegia”. L’imperativo categorico è dunque ritrovare una solidità mentale e una continuità di prestazione che sono state a tratti assenti, poiché è da questa base che si costruisce la competitività necessaria per affrontare gli spareggi.
Su Chiesa
Infine, il CT ha dovuto affrontare l’argomento relativo a Federico Chiesa, una domanda ricorrente che sembra non trovare mai pace. Gattuso ha espresso una certa insofferenza per la costante riproposizione dello stesso quesito, fornendo però una risposta chiara e inequivocabile che esonera lo staff tecnico da qualsiasi responsabilità: “Sapete bene qual è il problema: io Chiesa lo chiamo a ogni convocazione, il problema non è Gattuso o il suo staff che non lo vedono, ma il problema ce l’ha lui, non noi“. Il tecnico ha voluto tagliare corto su interpretazioni o illazioni, ribadendo che la situazione del calciatore è nota e che la sua disponibilità o meno non dipende da una mancanza di attenzione da parte della Nazionale. La chiarezza è stata l’elemento dominante nella sua dichiarazione finale, un modo per chiudere la discussione su un tema che sembra distogliere l’attenzione dagli obiettivi più impellenti del gruppo.


