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Epstein Files, Trump firma la legge e apre il vaso di Pandora: “Si ritorcerà contro i Dem”

Pubblicato: 20/11/2025 07:33

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato pubblicamente la firma di una legge che autorizza il Dipartimento di Giustizia a divulgare integralmente tutti i documenti relativi al controverso caso di Jeffrey Epstein, il finanziere che morì in carcere nel 2019 mentre era in attesa di giudizio per accuse di traffico sessuale di minorenni. L’annuncio è stato dato dal presidente stesso attraverso il suo social network, Truth, ed è stato accompagnato da una dichiarazione vigorosa e da un attacco diretto all’opposizione Democratica.

Trump ha infatti definito questa iniziativa come l’ennesima “bufala” che, a suo dire, “si ritorcerà contro i democratici come tutte le altre”. Questo gesto politico si inserisce in un contesto di forte tensione tra le due principali forze politiche americane e mira a spostare l’attenzione dalle critiche rivolte alla sua amministrazione verso le presunte complicità all’interno del campo avversario.

Le accuse di Trump sul legame Epstein-democratici

Nel suo lungo e dettagliato post su Truth, Donald Trump ha lanciato un’accusa molto precisa nei confronti del Partito Democratico, evidenziando il presunto legame profondo tra il finanziere Jeffrey Epstein e numerose figure di spicco del partito. Il presidente ha sottolineato che Epstein non solo era stato un democratico per tutta la vita, ma aveva anche donato migliaia di dollari alle campagne elettorali di politici democratici. Ha poi citato una serie di nomi noti per rafforzare la sua tesi. Tra i citati spicca in particolare l’ex presidente Bill Clinton, di cui Trump ha affermato che avrebbe viaggiato sull’aereo privato di Epstein ben 26 volte.

Altri nomi menzionati includono Larry Summers, che secondo Trump si sarebbe dimesso da diversi consigli di amministrazione, tra cui quello di Harvard, e l’attivista politico Reid Hoffman. L’attacco si è esteso anche ad attuali figure politiche, come il leader di minoranza alla Camera, Hakeem Jeffries, a cui Epstein avrebbe chiesto di fare una donazione alla sua campagna anche dopo la sua incriminazione, e la deputata democratica Stacey Plaskett. Il presidente ha concluso questa sezione del suo intervento con una nota sibillina, esprimendo la speranza che “la verità su questi Democratici, e sulle loro associazioni con Jeffrey Epstein, verrà presto rivelata”.

La difesa dell’amministrazione e le responsabilità democratiche

Trump ha inoltre voluto chiarire la posizione della sua amministrazione rispetto al caso Epstein, ricordando che il finanziere fu incriminato per la prima volta nel 2019 proprio dal Dipartimento di Giustizia sotto la sua presidenza, e non dai Democratici. Questo elemento viene utilizzato come prova della volontà della sua amministrazione di perseguire la giustizia, indipendentemente dall’orientamento politico dell’imputato. Il presidente ha poi rivolto un’accusa specifica al suo predecessore e attuale avversario, Joe Biden, sostenendo che quest’ultimo non avrebbe consegnato neanche un file o una pagina relativa al democratico Epstein e non avrebbe mai parlato del caso. A giudizio di Trump, l’utilizzo della “questione Epstein” da parte dei Democratici sarebbe un mero tentativo di distrazione dalle “straordinarie vittorie” ottenute dalla sua amministrazione.

Le presunte vittorie politiche e il contesto di fondo

Per dimostrare come i Democratici stessero cercando di distogliere l’attenzione pubblica, Donald Trump ha elencato una serie di successi che attribuisce alla sua gestione. Tra questi, ha citato i tagli fiscali, la messa in sicurezza dei confini degli Stati Uniti e la conclusione di ben “otto guerre”. Queste affermazioni servono a incorniciare il dibattito sul caso Epstein non come una questione di trasparenza, ma come uno strumento politico utilizzato dall’opposizione per fini elettorali. L’intera mossa della firma e del conseguente attacco sembra mirare a capovolgere la narrativa, trasformando un caso potenzialmente imbarazzante per l’establishment in un’arma contro i rivali politici, enfatizzando le passate e presunte frequentazioni pericolose di alcuni membri di spicco del Partito Democratico con il finanziere Epstein. Il presidente, quindi, non solo autorizza la divulgazione dei documenti, ma lo fa con l’intento dichiarato di minare la credibilità degli oppositori politici e di rafforzare la propria immagine di figura in lotta contro le élite.

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