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Uccide tre donne in poche ore: la sentenza per il “killer di Prati” è appena arrivata

Pubblicato: 20/11/2025 19:03

Giandavide De Pau è stato condannato all’ergastolo, con l’aggiunta di tre anni di isolamento diurno, per i tre omicidi commessi il 17 novembre 2022 nel quartiere Prati, a Roma. La decisione è arrivata dalla Terza Corte di Assise della Capitale, che ha accolto in pieno le richieste della Procura dopo un processo durato oltre due anni.

Le vittime furono due cittadine cinesi, uccise all’interno di un appartamento al primo piano di via Riboty, e la sessantacinquenne colombiana Marta Castano Torres, trovata senza vita in un locale seminterrato di via Durazzo. I tre delitti sconvolsero la città e diedero avvio a un’indagine complessa, rapidamente orientata verso De Pau.

Determinante, ai fini della condanna, è stata la perizia psichiatrica, disposta dai giudici, che ha confermato la piena capacità di intendere e volere dell’imputato al momento dei fatti. L’uomo, con un passato criminale e già noto alle forze dell’ordine, è attualmente detenuto nel carcere di Rebibbia.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, De Pau avrebbe agito «con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso» e in un arco temporale molto ristretto, sotto l’effetto combinato di alcol, sostanze stupefacenti e farmaci. Per l’accusa ha operato con premeditazione e mosso da motivazioni definite «futili», mettendo in atto una violenza estremamente aggressiva.

Il primo duplice omicidio è avvenuto nell’appartamento di via Riboty 28, dove le due donne si trovavano per motivi personali e lavorativi. Dopo essere entrato nell’abitazione, De Pau ha avuto un contatto iniziale con loro e, immediatamente dopo, avrebbe iniziato la sua aggressione secondo la ricostruzione della Procura, colpendole più volte con un’arma da taglio.

Un elemento che ha pesato enormemente sul giudizio è stato il fatto che l’imputato abbia ripreso parte dei delitti con il proprio telefono. Le immagini registrate, seppur non divulgate e custodite dagli inquirenti, sono state descritte nelle carte giudiziarie come prove dirette e decisive per la ricostruzione degli eventi.

I due video, della durata rispettivamente di 14 e 42 minuti, sono stati definiti dal gip «incontrovertibili» e fondamentali per confermare la responsabilità dell’uomo nei primi due omicidi. La loro visione ha costituito uno dei passaggi più delicati dell’intero procedimento.

Dopo essersi allontanato da via Riboty, De Pau ha raggiunto la propria Toyota IQ, parcheggiata nelle vicinanze, e si è successivamente spostato a via Durazzo 38, a circa seicento metri dal primo luogo del delitto. È qui che, secondo l’accusa, avrebbe incontrato Marta Lucia Castano Torres.

Anche in questo secondo appartamento, De Pau avrebbe agito con modalità analoghe a quelle dei primi due omicidi, dando luogo a un’ulteriore aggressione mortale. Con la sentenza di oggi, la Corte ha confermato per lui la responsabilità piena di tutti e tre i delitti, chiudendo il primo grado di un caso che ha profondamente segnato l’opinione pubblica romana.

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