
Gary “Mani” Mounfield, storico bassista degli Stone Roses e in seguito membro fondamentale dei Primal Scream, è morto all’età di 63 anni. Figura cardine della scena musicale britannica, Mani è considerato uno dei volti simbolo del movimento Madchester, che negli anni ’80 e ’90 ha ridefinito il sound di Manchester fondendo rock, psichedelia e cultura rave.
Le cause del decesso non sono state rese note, ma secondo la stampa inglese il musicista si sarebbe accasciato nella sua abitazione, probabilmente a causa di un malore improvviso. La famiglia non ha diffuso ulteriori dettagli, chiedendo riservatezza in un momento di grande dolore.
La notizia della scomparsa è stata confermata dal fratello Greg, che sui social ha scritto un messaggio semplice ma devastante: «È con il cuore pesante che devo annunciare la triste scomparsa di mio fratello». Il post ha rapidamente fatto il giro del web, generando una valanga di reazioni e tributi.

Tra i primi a esprimere cordoglio è stato Ian Brown, voce degli Stone Roses e compagno di band di Mani nella formazione che ha segnato un’intera generazione. «Riposa in pace Mani», ha scritto su X, accompagnando il messaggio con una foto del musicista nei suoi anni d’oro.
Profondo il lutto anche nel panorama britpop: Liam Gallagher, da sempre legato artisticamente agli Stone Roses, ha definito Mani un eroe personale. «Totalmente sotto shock e assolutamente disperato nel sentire la notizia di Mani, il mio eroe», ha scritto l’ex frontman degli Oasis.

Il ruolo di Mani nella storia della musica britannica è ampiamente riconosciuto. Con gli Stone Roses contribuì a definire un’estetica sonora nuova, ipnotica e ribelle; con i Primal Scream amplificò ulteriormente il suo impatto, attraversando generi e sperimentazioni senza mai perdere identità.
Numerosi altri artisti, colleghi e fan hanno voluto ricordarlo nelle ultime ore, sottolineando non solo la sua abilità come bassista, ma anche la sua personalità schietta, ironica e profondamente umana. Per molti è stato una guida, un riferimento, una scintilla creativa difficile da sostituire.
La morte di Mani arriva come un fulmine a ciel sereno in un momento in cui la scena musicale britannica già vive una fase di nostalgia per gli eroi della sua epoca d’oro. Il suo lascito resta però vivo: album, concerti e influenze che continuano a risuonare nelle generazioni successive.
Il mondo della musica gli rende ora omaggio, celebrando un artista che ha lasciato un’impronta indelebile sulla cultura pop del Regno Unito. Un bassista iconico, un protagonista autentico di Manchester, un pezzo di storia che se ne va troppo presto.


