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“Deve dimettersi”. Quirinale, scontro totale: riesplode la tensione, attacco shock

Pubblicato: 21/11/2025 09:51

Nel pieno delle tensioni che attraversano il dibattito pubblico, il cosiddetto caso Garofani continua a generare reazioni e prese di posizione all’interno della maggioranza. Le parole pronunciate alla trasmissione Tagadà da Marco Scurria, senatore di Fratelli d’Italia, hanno rilanciato il confronto politico attorno alla figura del consigliere del Quirinale, coinvolto nella polemica per alcune dichiarazioni riferite a una possibile alternativa di sinistra alla presidente del Consiglio. Le sue affermazioni, pur inserite in un contesto di discussione televisiva, hanno assunto un peso significativo per le implicazioni istituzionali sollevate.
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Le richieste di Scurria

Secondo il senatore, la situazione richiederebbe un gesto diretto da parte del consigliere: «Secondo me Garofani potrebbe pensare a fare un passo indietro, tutelerebbe anche più il Quirinale e il Presidente», ha spiegato Scurria, chiedendo una riflessione personale sulla permanenza nel ruolo. Ha chiarito che non si tratterebbe di un intervento da parte del capo dello Stato, ma di una scelta di responsabilità del diretto interessato: «Penso che dovrebbe essere la persona stessa a dare le dimissioni, non sto dicendo che dovrebbe licenziarlo il Presidente della Repubblica. Una persona che viene investita da un problema così grande forse dovrebbe dimettersi lui».

Per Scurria, la questione appare conclusa sotto il profilo formale, ma non sotto quello politico: «Da un punto di vista istituzionale il caso è chiuso. Al Corriere della Sera Garofani non nega il fatto e questo non è una fonte di tranquillità. Anche il Pd si dovrebbe risentire, perché dice che il segretario del Pd non è in grado». In queste parole emerge l’idea che l’episodio non sia privo di ricadute sull’immagine delle opposizioni, oltre che sull’autore delle dichiarazioni contestate.

La posizione di Tajani

Da Forza Italia, tuttavia, il segretario e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha insistito sulla necessità di riportare la vicenda al suo giusto perimetro, ridimensionandone l’impatto politico. Tajani ha ribadito che il «caso è chiuso» e che il nodo centrale non riguarda la figura del Capo dello Stato, sul quale ha rimarcato il rispetto unanime: «Il problema non era il presidente della Repubblica, di cui tutti abbiamo grande rispetto: è sempre comunque al di sopra delle parti. Il problema riguardava alcune dichiarazioni fatte in occasione di una cena da un consigliere del Quirinale».

La vicenda continua dunque a essere al centro dell’attenzione, intrecciando dinamiche istituzionali e rapporti tra maggioranza e opposizione. L’immagine del Quirinale, evocata più volte nel dibattito, resta un elemento sensibile attorno al quale si misurano prudenza, responsabilità politica e gestione della comunicazione pubblica. In attesa di ulteriori sviluppi, le dichiarazioni dei protagonisti delineano un quadro in cui il confine tra valutazioni personali e reazioni istituzionali rimane stretto e delicato.

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