
Nel Partito Democratico si respira un clima sempre più teso, con rapporti interni che appaiono tra i più freddi dall’ascesa di Elly Schlein alla guida del partito nel marzo 2023. A incidere non sono tanto le mosse della minoranza riformista, pronta a riunirsi il 29 novembre a Prato dopo il voto in Veneto, Campania e Puglia, quanto le manovre della stessa maggioranza che dovrebbe rappresentare la forza politica della segretaria. La situazione, già complessa, è diventata ancor più delicata alla vigilia di un appuntamento cruciale per il futuro del Nazareno.
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La tre giorni di Montepulciano
Negli stessi giorni, dal 29 al 30 novembre, a Montepulciano si ritroveranno Dario Franceschini, Roberto Speranza e Andrea Orlando, decisi a unire le proprie aree per un confronto ampio sul futuro del partito. Ufficialmente, l’intento sarebbe quello di elaborare una riflessione strategica, ma secondo molte letture interne l’iniziativa potrebbe trasformarsi in un’occasione per discutere, lontano dai riflettori, anche di leadership, liste elettorali e dell’ipotesi di un congresso anticipato. Un’eventualità che rappresenta uno dei timori maggiori per la segretaria.

Secondo quanto riportato, Schlein avrebbe percepito l’appuntamento toscano come una vera e propria “imboscata”. Nonostante le rassicurazioni dei promotori — convinti di voler “sostenerla e rafforzarla” — la leader dem rimane scettica. Ha tuttavia scelto di partecipare, intervenendo nella giornata conclusiva per mantenere un controllo diretto su un’assemblea densa di figure influenti.
Il parterre atteso è infatti imponente: Gianrico Carofiglio sulla comunicazione, Michela Ponzani sulla democrazia, Edmondo Bruti Liberati sulla giustizia, oltre al presidente di Confindustria Emanuele Orsini e al segretario Uil Pierpaolo Bombardieri sui temi economici. Una platea che, se dovesse confluire in una sorta di mega-correntone, potrebbe finire per condizionare pesantemente le scelte della segreteria.
Le incognite politiche di Schlein
Il momento non è dei più favorevoli per Schlein, alle prese con sondaggi poco incoraggianti e con un quadro elettorale incerto. Il Veneto appare già compromesso, mentre in Campania e Puglia il risultato potrebbe rivelarsi meno brillante del previsto. A ciò si aggiunge la variabile dell’alleato-rivale Giuseppe Conte, la cui presenza sulla scena politica potrebbe influenzare la performance dem nelle urne.

In questo quadro, perfino la riunione dei dissidenti dichiarati — da Pina Picierno a Lorenzo Guerini, da Giorgio Gori a Graziano Delrio — appare meno minacciosa. Pur chiedendo apertamente uno spostamento del partito verso il centro, questi esponenti sembrano infatti meno in grado, almeno per ora, di incidere sulla posizione della segreteria quanto la possibile convergenza dei grandi nomi riuniti in Toscana.
La segretaria si trova così stretta tra pressioni interne e sfide elettorali, costretta a osservare da vicino ogni movimento dei suoi “amici”, molto più difficili da prevedere dei nemici dichiarati. Una fase in cui ogni equilibrio appare fragile e ogni iniziativa rischia di trasformarsi in un nuovo banco di prova per la leadership dem.


