
Alle 19 del 23 novembre hanno votato 9.314 elettori su 14.586 aventi diritto, pari al 26%. Un dato nettamente inferiore rispetto alla precedente tornata, quando alla stessa ora si era registrato il 29,57%. La partecipazione, dunque, cala ancora e diventa il primo grande tema di queste Regionali 2025, segnando una disaffezione crescente che nessuna delle forze politiche sembra essere riuscita a invertire.
Un risultato che sorprende solo in parte: nonostante una campagna elettorale ad alta intensità, con i leader nazionali impegnati quotidianamente sul territorio, l’elettorato ha risposto con freddezza. L’astensionismo appare ormai strutturale, soprattutto nelle aree periferiche, dove la sfiducia verso la politica continua a crescere.

La campagna, però, è stata tutt’altro che spenta. Anzi, è stata segnata da immagini destinate a restare nella memoria collettiva. La prima arriva dal palco del Palapartenope, dove Giorgia Meloni, insieme ai big del centrodestra, si esibisce in uno “zompettare” più o meno goffo al coro «Chi non salta è comunista». Un momento virale, immediatamente trasformato in arma di scontro politico.
La seconda fotografia simbolica è quella di Roberto Fico che, a Procida, sale sul suo gozzo e improvvisa un comizio per ribattere agli attacchi della destra. Un’immagine volutamente anticonvenzionale, che il candidato del campo largo ha scelto per parlare «fuori dagli schemi» e rilanciare la sua campagna in una fase delicata.

Il contrasto fra il palco affollato del centrodestra e la barca solitaria dell’ex presidente della Camera ha finito per occupare una parte enorme del dibattito pubblico. Un duello più iconografico che politico, che ha spesso oscurato i temi più urgenti per la Regione.
A dominare la discussione, infatti, non sono stati sanità, trasporti, ambiente o gestione dei rifiuti, questioni che avrebbero richiesto un’attenzione ben maggiore. Al loro posto, ha preso spazio il condono edilizio inserito nella manovra dal partito della premier, diventato un punto di scontro quotidiano fra schieramenti.
La barca di Fico e il condono del governo hanno così finito per polarizzare la contesa, trasformando la campagna in un duello di simboli e slogan. I programmi dettagliati, le proposte concrete e il confronto diretto tra candidati sono rimasti spesso sullo sfondo.
Alcuni temi, addirittura, non sono praticamente entrati in discussione. È il caso della camorra, che avrebbe dovuto rappresentare uno dei capitoli centrali della campagna, soprattutto in un territorio dove la criminalità organizzata incide profondamente sulla vita economica e sociale.
Il risultato è un quadro in cui la distanza tra politica e cittadini si è ulteriormente ampliata. Lo certifica l’affluenza: una partecipazione al 26% alle 19 dimostra che, al di là dei comizi spettacolari e delle immagini studiate per i social, a molti elettori non è arrivata una proposta in grado di convincerli a recarsi alle urne. La sfida, ora, sarà recuperare quel 74% rimasto a casa.


