
La vicenda dei bambini che vivevano con la loro famiglia nel bosco di Palmoli, in Abruzzo, continua a dividere l’opinione pubblica e a generare un’ondata di reazioni sempre più accese. La decisione del Tribunale per i minorenni dell’Aquila di disporre l’allontanamento dei piccoli e il loro trasferimento in una casa famiglia ha infatti provocato polemiche, schieramenti opposti e un dibattito acceso sul tema della libertà educativa e della tutela dei minori.
Da un lato c’è chi considera il provvedimento una misura necessaria, ritenendo che la scelta dei genitori di crescere i figli in isolamento, senza scuola ed elettricità, li esponesse a rischi e privazioni gravi. Dall’altro, un fronte altrettanto numeroso denuncia l’intervento dei magistrati come un’ingerenza eccessiva nella vita familiare, accusando lo Stato di “strappare” i bambini a un contesto che, pur alternativo, sarebbe stato affettivamente stabile.
Il dissenso verso la decisione del Tribunale, però, non si è fermato al confronto civile. Negli ultimi giorni, numerosi utenti dei social hanno indirizzato insulti, minacce e commenti diffamatori alla presidente del Tribunale per i minorenni, Cecilia Angrisano. Una vera e propria campagna d’odio, nella quale alcuni utenti sono arrivati a chiedere l’indirizzo, il numero di telefono e altri dati personali della magistrata.

Nei commenti apparsi sui social network si leggono espressioni violente e volgari, come «Lei è un’emerita c…ona», oppure «Il tribunale dei minori è una fossa piena di vermi», solo per citare alcuni dei messaggi più espliciti. Una dinamica che preoccupa le istituzioni e che potrebbe portare, nei prossimi giorni, alla presentazione di un esposto formale.
Sul fronte opposto, intanto, si organizzano le iniziative di chi sostiene la famiglia. È stata infatti annunciata una manifestazione nazionale per il prossimo 6 dicembre a Roma, davanti alla sede del Ministero della Famiglia e delle Pari Opportunità, dove amici, concittadini e sostenitori del nucleo familiare intendono protestare contro la misura adottata dal Tribunale.
Accanto alla manifestazione è stata lanciata anche una petizione online, la seconda dedicata al caso, che invita a partecipare al sit-in previsto in piazza Santi Apostoli. Secondo i promotori, l’allontanamento rappresenterebbe una «misura estrema», frutto di una «valutazione culturale dello stile di vita dei genitori» più che di una reale emergenza.
Gli organizzatori sottolineano come, a loro avviso, il caso «non riguardi solo una famiglia del bosco», ma ponga un precedente preoccupante rispetto ai confini tra libertà educativa, modelli di vita non convenzionali e intervento dello Stato. Un tema che, inevitabilmente, amplia il dibattito oltre la singola vicenda di Palmoli.
Nel frattempo, il padre dei bambini, Nathan, continua a raccontare pubblicamente il suo dolore. In un recente intervento ha spiegato quanto gli manchi la sua famiglia e ha perfino ricordato l’asinello scappato dal bosco, a riprova – dice – che «anche gli animali hanno sentimenti». Parole che alimentano ulteriormente le reazioni e mostrano un conflitto ormai diventato simbolico.
La vicenda, dunque, resta un caso nazionale destinato a far discutere ancora a lungo: tra diritti dei minori, libertà delle famiglie e un clima social sempre più polarizzato, il confronto sembra lontano dal trovare un equilibrio.


