
Secondo un’indiscrezione rivelata da Il Tempo, il nome di Mario Draghi sarebbe tornato con forza nei corridoi della politica italiana come possibile successore di Sergio Mattarella al Quirinale. Un’ipotesi che circola da settimane tra parlamentari e grandi elettori, e che ora prende corpo grazie a nuove manovre sotterranee tra centro, centrosinistra e mondo cattolico-democristiano.
Il “sogno del Colle” resta per molti la vetta più alta della carriera pubblica, e Draghi, dopo aver guidato l’Italia nel periodo più critico della pandemia ed essersi guadagnato prestigio internazionale, avrebbe – secondo il quotidiano – un unico, ultimo obiettivo: tentare la scalata al Quirinale. Un’impresa difficile, ma tutt’altro che impossibile.
Con Mattarella fuori dai giochi – non esiste margine per un terzo mandato – gli spazi per un profilo di altissimo livello non abbondano. Ma per arrivare al Colle non bastano i titoli: servono equilibrio politico, convergenze, strategia, ingredienti che Draghi, per formazione e percorso, non maneggia con naturalezza come gli addetti ai lavori.

Ed è qui che entra in gioco il variegato mondo dei partiti, indispensabile per qualunque operazione quirinalizia. La maggioranza, solidamente schierata attorno a Giorgia Meloni, non sembra offrire molti spazi. Diverso il discorso per l’opposizione, che per tornare competitiva avrebbe bisogno di un profilo moderato in grado di ricostruire un ponte con quell’elettorato centrista indispensabile per vincere. E Draghi, in quel mondo, non divide.
Secondo Il Tempo, Draghi non avrebbe alcuna intenzione di scendere in campo personalmente, ma potrebbe influenzare il quadro indicando energie nuove, profili tecnici e personalità di peso capaci di rimettere in moto il centro. Ed è qui che si inserisce l’attivismo di figure come Ernesto Maria Ruffini e Luigi Di Maio, oggi consigliere Ue nel Golfo.

Di Maio, in particolare, avrebbe tutto l’interesse a preparare un ritorno sulla scena italiana, visto che il suo mandato internazionale scade nel 2027. Sarebbe stato lui – tramite l’ex alleato Bruno Tabacci – a riallacciare contatti con l’area centrista e a sondare personalità gradite all’ex premier. Il lavorio, racconta il quotidiano, sarebbe avvenuto anche nei corridoi di Bruxelles.
Due nomi emergono con decisione: Paola Ansuini, ex portavoce di Palazzo Chigi e oggi responsabile comunicazione di Bankitalia, stimata trasversalmente; e Antonio Funiciello, già capo di gabinetto di Draghi e figura apprezzata nel mondo cattolico e riformista. Due profili che l’ex premier potrebbe voler “far scendere in campo” per tessere una rete utile alla grande partita del Quirinale.
Secondo i ben informati, questa possibile “rivoluzione al centro” sarebbe perfettamente in linea con le idee del consigliere del Colle Roberto Garofoli, che da tempo invoca la ricostruzione di un polo moderato in grado di bilanciare la forza di Meloni. E Draghi, da perfetto regista silenzioso, saprebbe di avere bisogno di fedelissimi in Transatlantico quando partirà la corsa al Colle.
La grande paura, nelle opposizioni, è che Giorgia Meloni possa determinare in autonomia anche il “dopo Mattarella”. Ecco perché il nome di Draghi torna a circolare con forza. Per alcuni, l’ex premier è l’unico in grado di impedire che anche la più alta carica dello Stato finisca saldamente nelle mani del centrodestra. Per altri, è semplicemente il candidato più autorevole che l’Italia possa esprimere oggi.


