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“Pantaloni e coca cola…”. Shock in Italia, cosa faceva alle sue figlie: scoperta così. Gravissimo

Pubblicato: 24/11/2025 16:17

Secondo l’accusa, una madre torinese avrebbe sottoposto le proprie figlie a regole ferree e punizioni brutali, seguendo le indicazioni di una predicatrice liberiana molto influente nella comunità nigeriana locale. Le due ragazze, oggi maggiorenni, hanno denunciato anni di soprusi: «Andrete all’inferno se non mi ubbidite», sarebbe stata una delle frasi più ricorrenti durante le aggressioni. Le giovani, che oggi hanno 19 e 20 anni, hanno raccontato di un clima di terrore quotidiano fatto di botte, divieti assoluti e rituali punitivi che sarebbero proseguiti almeno fino alla fine del 2023.

Le accuse: digiuni forzati, botte e notti sul balcone

Le indagini, avviate dopo la denuncia delle due sorelle, hanno portato al loro immediato allontanamento da casa e all’emissione di un divieto di avvicinamento nei confronti della predicatrice, poi deceduta alcuni mesi fa. Restano invece in piedi le contestazioni contro la madre, ritenuta pienamente consapevole e complice del regime di violenze esercitato sulla base di una rigida interpretazione religiosa.

Le ragazze hanno descritto pestaggi con mestoli di legno, schiaffi, morsi, oltre a una serie di divieti imposti come regole assolute: niente pantaloni per le femmine, nessuna Coca Cola, né maionese, né carne di maiale, e lunghi digiuni «per purificarsi». A ogni trasgressione seguivano punizioni corporali o umiliazioni: venivano costrette a stare in piedi tutta la notte oppure lasciate fuori sul balcone, in pieno inverno, vestite solo con il pigiama.

Tutto, sostengono gli inquirenti, avveniva all’interno della comunità nigeriana torinese, dove la predicatrice aveva acquisito grande autorevolezza grazie a una lettura intransigente della Bibbia. Molte madri, riferiscono gli investigatori, avrebbero iniziato ad affidare le proprie figlie alla donna per “educarle”, convinte che potesse tenerle lontane da prostituzione, droga e criminalità.

La difesa della predicatrice prima della morte

Prima del suo decesso, la predicatrice aveva negato ogni responsabilità, sostenendo che «il suo scopo era solo quello di aiutare le madri con l’educazione dei figli» in un contesto difficile. Aveva ribadito di voler proteggere le giovani dai rischi del degrado urbano, escludendo completamente l’uso della violenza. Una versione che, secondo la procura, non trova riscontro nelle testimonianze e negli elementi raccolti.

Ora resta la posizione della madre, alla quale vengono contestati anni di maltrattamenti sistematici, ritenuti aggravati dall’aver aderito alle pratiche imposte dalla predicatrice. Il procedimento penale prosegue, mentre le due ragazze, finalmente al sicuro, stanno ricostruendo lentamente la loro vita dopo un’infanzia segnata da paura e silenzi.

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