
Numeri chiari, chiarissimi in Veneto. Dove stando alle proiezioni del ‘Consorzio Opinio Italia per Rai’, con una copertura del campione del 6%, alle elezioni regionali in Veneto il candidato del centrodestra Alberto Stefani è al 60,5%, il candidato del campo largo Giovanni Manildo è al 30,8% mentre Riccardo Szumski (Resistere Veneto) è al 6,6%. Un dato che, per quanto parziale con gli scrutini ancora in corso, sancisce di fatto una vittoria molto netta. La vera notizia, però, è un’altra.
Il trionfo in Veneto è sì la vittoria dell’enfant prodige Alberto Stefani, che vanta il record di più giovane deputato mai eletto nelle liste leghiste. Ma segna anche un mutamento negli equilibri interni al centrodestra che potrebbe avere presto ripercussioni importanti.
Stefani, arrivato a 25 anni a Montecitorio, si è occupato prevalentemente di temi sociali come cura degli anziani, diritti dei caregiver, lotta al disagio giovanile, violenza su donne e minori. Temi che restano per lui centrali. È stato sostenuto dalle liste Lega Stefani Presidente, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi Moderati, Udc e Liga Veneta Repubblica. E proprio a guardare i dati dei partiti, balza agli occhi un dato chiaro.

Il dato, anche qui, non è ancora ufficiale, Ma secondo gli instant poll di Youtrend pubblicati sui social, in Veneto Fratelli d’Italia avrebbe sorpassato la Lega. I numeri: Fratelli d’Italia avrebbe preferenze tra il 24 e il 28% mentre, la Lega si fermerebbe tra il 22,5 e il 26,5%. Forza Italia sarebbe tra il 6 e l’8%.
Una vittoria leghista, dunque, ma a trazione Fratelli d’Italia. Dato che il partito di Giorgia Meloni non potrà che far pesare sulla bilancia degli equilibri interni. E presto, molto presto.

Fratelli d’Italia potrà infatti far pesare il successo per ottenere poltrone importanti in altre sfide all’orizzonte. Una su tutte la Lombardia, dove dopo Sala il centrodestra sogna il colpaccio: lì, salvo sorprese, Meloni potrà facilmente imporre un proprio candidato, senza che nessuno possa obiettare alcunché.
Scenari al momento ancora lontani, ma che fanno capire bene il clima all’interno del centrodestra: una coalizione sempre più a trazione meloniana, all’interno della quale i conti, in qualche modo, alla fine dovranno tornare.


