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“Arretriamo nel futuro”: il nuovo libro di Federico Mello sulla “merdificazione” dei media

Pubblicato: 25/11/2025 14:40

Il nuovo libro di Federico Mello, Arretriamo nel futuro – breve guida alla merdificazione dei media (e come fermarla), analizza il processo di degrado progressivo delle piattaforme digitali, un fenomeno che il giornalista Cory Doctorow ha definito con il termine Enshittification, tradotto in italiano come “merdificazione”. Come riportato dall’AGI, l’autore descrive una parabola che ha coinvolto molti colossi del web: servizi inizialmente utili, gratuiti e orientati agli utenti che, col tempo, hanno sacrificato qualità e funzione pubblica in nome del profitto.

Nel libro, Mello ricostruisce la storia di una società segnata dalla trasformazione dei mass media. Dai tempi del maestro Manzi e dell’alfabetizzazione attraverso la televisione, si è passati a un sistema dove l’informazione è diventata strumento politico e infine un mezzo di intrattenimento ipnotico, capace di generare vere e proprie “dipendenze progettate”. Una deriva che, secondo l’autore, ha portato alla perdita della dimensione educativa e del senso di responsabilità che l’informazione dovrebbe garantire.

Come sottolinea sempre l’AGI, Mello osserva che oggi è scomparsa quasi del tutto l’idea di servizio pubblico: solo alcune nicchie della tv e soprattutto della radio conservano ancora questa funzione. L’avvento dei social ha imposto una logica orientata al profitto, spingendo anche gli altri media a inseguire engagement, viralità e metriche quantitative piuttosto che qualità dei contenuti.

Il punto di rottura, in Italia, si colloca negli anni Ottanta con l’ascesa delle televisioni private di Silvio Berlusconi. Mello, nell’intervista all’AGI, indica proprio quel periodo come l’inizio della “merdificazione” nazionale: una fase in cui la logica commerciale e pubblicitaria prende il sopravvento, legittimata dall’arrivo dell’Auditel. Da semplice strumento di misurazione, esso diventa un dogma: quantità uguale qualità. Una falsa equivalenza che influenzerà per decenni produzione televisiva, politica e linguaggi.

Secondo Mello, alcune tappe accelerano questa discesa. Tra queste il tasto “like”, introdotto su Facebook nel 2009, che trasforma l’interazione sociale in un dato monetizzabile. Inizialmente nato come piattaforma per mettere in contatto le persone, il social network diventa una struttura progettata per trattenere l’utente il più a lungo possibile, profilare le sue preferenze e servirlo agli inserzionisti. Un altro ingranaggio della merdificazione globale.

Oggi — avverte Mello — i social vengono utilizzati in modo passivo e quasi automatico. Come criceti nella ruota, gli utenti restano intrappolati in sistemi costruiti appositamente per renderli dipendenti. L’AGI riporta che Mello attribuisce questa situazione all’enorme investimento di ingegneri e psicologi comportamentali impiegati dalle piattaforme per aumentare il tempo di permanenza. Una trappola dalla quale è difficile uscire perché “lì stanno tutti gli altri”.

Un ruolo decisivo lo gioca anche TikTok, che ha introdotto il feed Per te. Non sono più gli amici a determinare ciò che vediamo, ma l’algoritmo, che impara dai nostri comportamenti e seleziona contenuti sempre più irresistibili e immediati. Secondo Mello, questa architettura parla alla parte più istintiva dell’essere umano, incoraggiando contenuti sempre più poveri e ripetitivi in un ciclo che peggiora qualità e abitudini.

Esiste però un antidoto, almeno parziale. Mello spiega che una “dieta mediatica” più varia può aiutare: cinema, libri, teatro, conferenze e rapporti sociali reali rappresentano strumenti per compensare la tossicità delle piattaforme. Anche online è possibile cercare attivamente contenuti di valore, invece di lasciarsi trascinare dal flusso corrosivo dell’algoritmo.

La speranza — conclude l’autore, citato dall’AGI — risiede soprattutto nella consapevolezza crescente della crisi del modello attuale. In futuro emergeranno tecnologie più democratiche e orientate al bene collettivo, ma perché ciò avvenga serve un intervento forte delle istituzioni e degli enti regolatori. Un passaggio che Mello teme sarà lento: «Probabilmente dovremo passare da traumi e tragedie prima di svegliarci».

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