
Meloni contro Schlein o Conte: come andrebbero a finire le elezioni politiche? L’analisi dell’Istituto Cattaneo ridisegna la mappa elettorale italiana e apre a uno scenario inedito: un possibile pareggio tra centrodestra e campo largo nelle prossime politiche, qualora restasse in vigore l’attuale legge elettorale. La fotografia arriva dopo le regionali in Veneto, Campania e Puglia, consultazioni che hanno confermato la stabilità degli equilibri tra le due aree politiche.
L’Istituto osserva come le dinamiche registrate negli ultimi anni si stiano consolidando: un elettorato coerente e una competizione che, più che sui voti complessivi, potrebbe decidersi sul terreno dei collegi uninominali.
Meloni contro Schlein i Conte: rischio pareggio
Secondo le simulazioni del Cattaneo, con il Rosatellum il risultato finale sarebbe determinato quasi esclusivamente dal numero di seggi conquistati nei collegi uninominali. Qui, nel 2022, il centrosinistra pagò la frammentazione: presentandosi diviso, perse quasi ovunque contro un centrodestra unito.
Oggi lo scenario cambierebbe. Un campo largo compatto potrebbe competere alla pari nella quota proporzionale – come già accaduto alle europee del 2024 – e recuperare parte dei collegi uninominali, soprattutto nelle regioni meridionali dove la convergenza del voto progressista è già emersa nelle recenti consultazioni.
Nel 2022 le opposizioni ottennero più voti nella parte proporzionale, conquistando 130 seggi contro i 114 del centrodestra, ma persero in quasi tutti gli uninominali: 121 collegi al centrodestra e solo 23 alle opposizioni. Con un fronte ora più coeso, lo scenario potrebbe risultare molto diverso.
Italia spaccata in cinque aree
Per stimare un possibile esito delle politiche con l’attuale legge elettorale, il Cattaneo ha utilizzato i risultati dei candidati presidenti nelle regionali dal 2023 al 2025, periodo in cui la ricomposizione del centrosinistra era ormai avanzata.
Ne deriva una previsione di un’Italia divisa in cinque blocchi. Nord e Centro resterebbero in prevalenza al centrodestra; la zona rossa e le principali regioni del Sud si orienterebbero verso il centrosinistra; Sicilia, Calabria e Sardegna diventerebbero aree decisamente contendibili.
Nelle regionali più recenti, osserva l’Istituto, il governo Meloni “non è stato battuto” e il centrodestra mantiene una solida base. Tuttavia, la capacità del centrosinistra di convogliare il voto su candidati unitari, specialmente nel Mezzogiorno, riapre la competizione a livello nazionale.
La riforma elettorale
L’analisi si conclude con una riflessione sulle possibili scelte future. Il nodo centrale riguarda se accettare un sistema che può produrre un esito incerto, con maggioranze fragili o governi trasversali, oppure intervenire con una riforma capace di garantire vittorie più nette, come avvenuto nel recente ciclo di elezioni regionali.
Il dibattito sulla legge elettorale, secondo l’Istituto, potrebbe tornare centrale proprio alla luce dell’equilibrio che si profila tra i due poli.


