
La fotografia scattata dal rapporto evidenzia una tassa sui rifiuti a “geografia variabile”, con differenze marcate tra territori e con un peso economico che ricade in modo diseguale sulle famiglie italiane. A Catania la spesa annua tocca quota 602 euro, valore che rappresenta quasi il triplo rispetto ai residenti di Cremona, dove il costo medio si ferma a 196 euro. Un divario che sottolinea l’eterogeneità del sistema e che colloca ancora una volta il Mezzogiorno ai vertici della classifica nazionale dei costi.
Secondo i dati, la Tari risulta particolarmente onerosa in Puglia, Campania e Sicilia, tutte oltre la soglia dei 400 euro annui. All’estremo opposto, le realtà con le tariffe più contenute sono in Trentino-Alto Adige, Molise e Lombardia, dove la gestione dei rifiuti sembra beneficiare di un equilibrio più favorevole tra costi operativi ed efficienza organizzativa.
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Nord, Centro e Sud: un Paese diviso
Osservando le macro-aree, emerge una struttura a tre velocità. Il Sud Italia mantiene la maglia nera, con una spesa media di 385 euro, il 33% in più rispetto al Nord. Quest’ultimo registra un valore medio di 290 euro, mentre il Centro si attesta a 364 euro. Un quadro che non solo testimonia la disparità territoriale, ma che chiama in causa le differenti condizioni amministrative, infrastrutturali e ambientali delle varie zone del Paese.
A influire sull’ammontare delle tariffe concorrono molteplici fattori: la parte fissa della quota, che include le misure di perequazione (circa 7,60 euro), l’efficienza gestionale, le dimensioni dell’ambito territoriale, la qualità della raccolta differenziata, l’adozione della Tarip, la densità abitativa e le caratteristiche morfologiche dei territori, che incidono sui costi logistici e operativi dei servizi.

L’impatto della Tarip e la riduzione dei rifiuti
Uno degli elementi più significativi riguardanti l’efficacia del sistema è l’applicazione della tariffazione puntuale. Il rapporto evidenzia come nei comuni che hanno adottato la Tarip la produzione di rifiuto indifferenziato si sia ridotta del 18% in tre anni, con risparmi effettivi e un livello più elevato di soddisfazione tra gli utenti. Un risultato che conferma la validità del principio “chi meno produce, meno paga”, capace di orientare i comportamenti dei cittadini e di favorire una maggiore fiducia nei confronti del servizio.
Rincari nel 2025
Per il 2025, la spesa media sostenuta dalle famiglie italiane per la gestione dei rifiuti urbani ammonta a 340 euro all’anno. Si tratta di un incremento del 3,3% rispetto al 2024, quando il valore medio era pari a 329 euro. La stima fa riferimento a una famiglia tipo di tre persone residente in un’abitazione di 100 metri quadrati, comprensiva di Iva, addizionali provinciali e componenti perequative introdotte da Arera.
La crescita appare diffusa: 95 capoluoghi registrano aumenti, mentre solo 14 segnano una riduzione e uno resta invariato. Tra le città con i rialzi più marcati figurano Reggio Emilia (+15,1%), Ferrara (+13,8%) e Siena (+12,9%). Al contrario, le diminuzioni più significative riguardano Modena (–12,3%), Cagliari (–7,6%) e Milano (–7,5%).

Raccolta differenziata e differenze territoriali
Il rapporto evidenzia un miglioramento complessivo della raccolta differenziata, che nel 2023 raggiunge il 66,6% dei rifiuti prodotti, rispetto al 65,2% dell’anno precedente. Tuttavia, le differenze territoriali restano marcate. Al Nord, le famiglie sostengono una spesa media di 290 euro e la differenziata tocca il 73%. Al Centro, la spesa sale a 364 euro con una quota del 62%, mentre al Sud il costo medio è di 385 euro e la differenziata si ferma al 59%.
Le richieste di Cittadinanzattiva
Nel commentare il rapporto, Tiziana Toto, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva, sottolinea l’urgenza di “ridurre le disuguaglianze territoriali”, garantendo un servizio efficiente e accessibile in ogni area del Paese e ponendo particolare attenzione al Mezzogiorno. L’associazione ribadisce inoltre la necessità di promuovere la partecipazione civica, riconoscendo il valore degli osservatori locali come strumenti di governance, rendere strutturale la tariffazione puntuale e consolidare la trasparenza tramite la rendicontazione pubblica dei costi e dei risultati ambientali.


