
L’intervista di Belen Rodriguez durante Vanity Fair Stories ha provocato molta preoccupazione tra il pubblico, perché la showgirl è apparsa confusa e visibilmente provata. Tra «tante parole, tanti rumors e molta cattiveria», come è stato detto, si sono moltiplicate le speculazioni sul suo stato di salute. Proprio per questo Belen ha scelto di mostrarsi in modo autentico, senza filtri, e di raccontare ciò che le è realmente accaduto, ricordando che non ha mai nascosto il periodo segnato da una forte depressione e da continui attacchi di panico, una condizione che affronta «giorno dopo giorno» e che continua a condizionare la sua vita. La showgirl ha spiegato che, proprio in quei giorni, «è successo qualcosa che non doveva succedere».
Nel suo sfogo, condiviso con i follower, Belen ha iniziato dicendo: «Volevo fare chiarezza su quello che è successo due giorni fa sul panco di Vanity Fair Stories», apparendo con una tuta grigia, i capelli raccolti e un evidente tentativo di controllare l’agitazione. Dopo un sospiro, ha spiegato cosa era accaduto la domenica precedente, ribadendo: «Non ho fatto mai segreto, ho raccontato sempre degli attacchi di panico e soprattutto della depressione che ho passato a causa dei tanti attacchi di panico, uno dietro l’altro. E io posso garantire che non è vita». Ha poi raccontato di essere sola quella sera, senza i figli, quando mentre dormiva «mi è partito un attacco di panico abbastanza complesso» e, per calmarsi, ha assunto un farmaco.

Ha ammesso però di averne preso più di uno: «Ho preso un calmante per sentirmi meglio… quindi ne ho preso un altro e poi ne ho preso un altro. Ovviamente il risultato è stato un un rincoglionimento importante», spiegando che questo stato alterato l’ha portata a presentarsi all’intervista in condizioni non adeguate.
La fragilità e il peso del giudizio pubblico
A quel punto Belen si è lasciata andare a una confessione dolorosa: «Non è stato non è stato bello per me rivelarmi così», trattenendo a fatica le lacrime. Ha sottolineato quanto sia complesso convivere con queste fragilità svolgendo un lavoro sotto i riflettori: «È difficile accettare riuscire ad accettarsi con con queste fragilità, soprattutto quando fai un lavoro pubblico, dove la tua fragilità può diventare anche una presa in giro». Ha raccontato che ci teneva a partecipare all’intervista perché «tante volte ho mancato al lavoro proprio per non per non presentarmi così», segno di quanto la paura e l’imbarazzo possano incidere sulla sua vita professionale.
Infine ha voluto lanciare un messaggio chiaro a chi vive situazioni simili: «Mi dispiace però ci sto lavorando, mi curo, lavoro tanto con con lo psicologo, cosa che ogni persona che si trova in queste situazioni deve fare perché altrimenti diventa veramente complicato, complicato». Un racconto che mette al centro non solo il dolore, ma anche il coraggio di affrontarlo.


