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Bagni, vaccini e mancanza di istruzione: la verità sulla famiglia che vive nel bosco

Pubblicato: 26/11/2025 07:51

La storia della famiglia che vive nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, affonda le radici più di un anno fa, quando un’intossicazione da funghi portò i genitori e i tre bambini al ricovero in ospedale. Fu in quell’occasione che il personale sanitario segnalò ai carabinieri presunte condizioni igieniche non adeguate, facendo scattare l’allerta ai servizi sociali. È da quel momento che i controlli sul casolare hanno iniziato a moltiplicarsi, dando origine a un fascicolo che oggi divide opinione pubblica e istituzioni.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, due relazioni redatte tra settembre e ottobre 2024 descrivono una situazione familiare critica: presunto “abbandono dei minori”, un’abitazione definita “non salubre” e una presunta “negligenza genitoriale” che avrebbe portato i bambini a vivere isolati e privi di istruzione e assistenza sanitaria. Una ricostruzione severa, su cui però i legali della famiglia e vari testimoni sollevano numerose contestazioni.

Il casolare viene indicato dai magistrati come un “rudere fatiscente”, privo di collaudo statico e inadatto alla tutela dei minori. Tuttavia, un geometra incaricato dalla difesa ha certificato che la struttura è stabile “in discrete condizioni generali”, pur riconoscendo la necessità di miglioramenti agli impianti. Chi ha visitato la casa insieme ai giornalisti del Corriere parla di un tipico casolare in pietra di montagna, bisognoso di interventi ma non pericolante.

Un altro punto critico delle relazioni riguarda l’assenza di gas e acqua corrente, oltre al rischio di umidità. Ma la verifica sul posto indica condizioni diverse: l’abitazione è piccola ma ben riscaldata grazie a stufa e camino che mantengono circa 22 gradi. L’acqua viene raccolta da un pozzo, secondo una scelta di vita che la famiglia considera sostenibile. Mancano alcuni servizi, certamente, ma secondo chi ha effettuato il sopralluogo non emergerebbero rischi sanitari immediati.

Sul fronte igienico, le relazioni segnalano un bagno a secco esterno considerato inadeguato per i minori. La famiglia però rivendica una scelta ecologica diffusa in molte zone rurali e in Paesi come l’Australia, dove simili soluzioni sono previste dalla legge in caso di carenza idrica. È stato comunque già presentato un progetto per realizzare un bagno interno, misura che secondo gli esperti potrebbe risolvere rapidamente il problema.

Un altro nodo riguarda i vaccini e l’assistenza pediatrica. Secondo le contestazioni iniziali, i genitori avrebbero ostacolato gli accertamenti medici, arrivando persino a chiedere una somma simbolica come provocazione. Ma il legale della famiglia sostiene che i bambini sono regolarmente vaccinati, tranne un richiamo, e che godono di buona salute. Una pediatra dei servizi sociali avrebbe confermato per iscritto la crescita regolare dei minori.

Dettaglio della casa della famiglia nel bosco

Il tema più delicato è quello dell’istruzione. Nel decreto si afferma che i bambini “sono privi di istruzione”, ma i documenti mostrano che la famiglia pratica home schooling, perfettamente legale in Italia se certificata da una scuola. La figlia maggiore ha sostenuto con successo l’esame per la terza elementare e per l’anno scolastico 2025-2026 la famiglia risulta autorizzata all’istruzione parentale. Una nota ufficiale del Ministero dell’Istruzione conferma il pieno rispetto dell’obbligo scolastico.

Resta aperto il tema della socializzazione, poiché i rapporti dei servizi sociali parlano di bambini isolati. Tuttavia, amici e conoscenti raccontano di bambini solari, abituati a interagire con coetanei durante le attività in paese. La scelta di una vita ritirata nel bosco comporta certamente una relazione predominante con i genitori, ma non emergono elementi che indichino una privazione totale dei rapporti sociali.

Ora spetta ai giudici valutare se le condizioni complessive — tra carenze strutturali, scelte di vita alternative e verifiche tecniche discordanti — configurino un reale pericolo per i minori o una sovrastima da parte dei servizi. Intanto, la vicenda raccontata dal Corriere della Sera resta uno dei casi più discussi degli ultimi mesi: una storia in cui si intrecciano fragilità istituzionali, interpretazioni divergenti e il difficile equilibrio tra tutela dei bambini e rispetto delle libertà familiari.

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