
In Veneto le elezioni regionali hanno consegnato risultati variegati, con un solo vannacciano su quattro in lista che è riuscito a entrare in Consiglio. Alcuni candidati sono stati eletti con meno di 700 voti, come il Cinque Stelle Fabio Baldan, un esempio dei paradossi del sistema delle preferenze.
Luca Zaia ha confermato il suo primato nel Veneto con un vero e proprio record di 203 mila voti, diventando l’assoluto protagonista della tornata elettorale. Dietro di lui, altri candidati hanno ottenuto risultati significativi, mentre molti altri si sono fermati a numeri molto più bassi.
Tra i leghisti veneti, Stefano Valdegamberi è stato l’unico vannacciano eletto, con 8.268 preferenze. Roberto Marcato ha raggiunto 11.500 voti, mentre Flavio Tosi si conferma nel Veronese con oltre 10.500 preferenze. Alcuni candidati di spicco, come Marco Rizzo di Democrazia Sovrana Popolare, non hanno superato la soglia minima, raccogliendo appena l’1,1% dei voti.
Fratelli d’Italia ha visto esclusi dalla competizione elettorale Sergio Berlato e Joe Formaggio, mentre nel Partito Democratico Virginia Libero, segretaria dei giovani Pd, non è riuscita a ottenere i voti necessari a Padova. Questi risultati mostrano come il sistema delle preferenze possa produrre effetti molto diversi anche tra candidati di pari visibilità.
A Napoli e nelle altre regioni meridionali i riflettori si sono concentrati soprattutto sulle candidate femminili. Ira Fele, del centrodestra, ha ottenuto 14.788 voti, mentre Michela Rostan, in quota Lega, ha raccolto 11.041 preferenze, superando il capogruppo uscente Severino Nappi di circa 4 mila voti.
Alcuni candidati noti non ce l’hanno fatta per pochi voti: Marco Nonno, consigliere uscente meloniano, è rimasto fuori per poco più di cento voti. Tra i nomi famosi, Pellegrino Mastella si è distinto nel Beneventano con 17.701 preferenze, confermando l’appeal dei candidati legati a famiglie politiche storiche.
Tra le esclusioni più significative figurano Armando Cesaro con 14.966 voti, la palestinese napoletana Souzan Fatayer con 5.094 preferenze e Daniela Di Maggio con 964 voti. Maria Rosaria Boccia, imprenditrice nota per l’affaire Sangiuliano, è stata scelta da soli 89 elettori, mentre Luigi Gallo dei Cinque Stelle si è fermato a 2.255 voti.
In Puglia, Nichi Vendola non è stato eletto nonostante 9.698 voti, poiché la lista Avs non ha superato la soglia di sbarramento. Invece, Francesco Paolicelli del Pd ha raccolto 33.117 voti, vincendo il derby interno contro Ubaldo Pagano, fermo a 26 mila. I Cinque Stelle hanno registrato numeri più contenuti, come nel caso di Aldo Patruno, fermo a 1.779 preferenze.
Sui social, gli utenti hanno espresso sorpresa e preoccupazione per alcuni risultati inaspettati, commentando il sistema delle preferenze e le esclusioni di candidati noti. Molti si sono interrogati sulle dinamiche del voto e sulle strategie future dei partiti, creando un dibattito acceso tra sostenitori e oppositori dei vari schieramenti.


