
Nel corso delle ricerche avviate dopo la morte di Ombretta Bresciani, 53 anni, è stato ritrovato nel fiume Vara il suo telefono cellulare, un elemento considerato potenzialmente decisivo per comprendere gli ultimi momenti della donna. Ombretta era stata trovata senza vita all’alba del 19 novembre nei pressi dello stesso corso d’acqua, a San Pietro Vara, in provincia di La Spezia, dopo essere uscita di casa la sera precedente senza fare ritorno.
Il recupero del dispositivo è avvenuto grazie al lavoro dei carabinieri del nucleo subacquei di Genova, che hanno scandagliato il fiume per diversi giorni nella speranza di individuare tracce o oggetti utili alle indagini. Il cellulare verrà ora affidato agli specialisti del nucleo investigativo della Spezia, che procederanno all’analisi, con l’obiettivo di ricostruire «quanto accaduto la notte in cui la 53enne è uscita di casa dopo cena senza più fare ritorno».

Secondo quanto riferito, il ritrovamento potrebbe fornire informazioni cruciali, come messaggi, telefonate o spostamenti registrati dal dispositivo, e contribuire così a delineare una linea temporale più precisa. Gli investigatori stanno cercando di capire se la donna possa aver incontrato qualcuno, se abbia chiesto aiuto o se si sia allontanata volontariamente. La zona del fiume, particolarmente impervia e isolata, è stata battuta a lungo anche per escludere la presenza di ulteriori oggetti personali che possano aggiungere nuovi tasselli al caso.
Le indagini e il lavoro della Procura
Le attività investigative sono coordinate dalla Procura di Genova, che – come confermato – «non esclude al momento alcuna pista». Si stanno infatti passando al setaccio le amicizie, le conoscenze e i luoghi frequentati da Ombretta Bresciani, per verificare se qualcuno possa aver notato comportamenti insoliti nei giorni precedenti alla scomparsa o se esistano contatti significativi da approfondire. L’obiettivo è capire se la morte della donna sia riconducibile a un gesto volontario, a un incidente o a un fatto di terzi ancora da individuare.
Un tassello importante nelle indagini è rappresentato dall’autopsia, eseguita nei giorni scorsi all’ospedale San Martino. L’esame preliminare «non avrebbe rilevato traumi, lesioni da colluttazione o segni di difesa», un dato che orienta momentaneamente gli investigatori ma che non consente ancora conclusioni definitive. Si attendono ora i risultati completi degli accertamenti autoptici, tossicologici e tecnici, che potrebbero chiarire eventuali alterazioni fisiologiche, sostanze presenti nell’organismo o dinamiche non visibili a occhio nudo.
Gli inquirenti confidano che l’analisi del telefono, insieme agli esiti di laboratorio, possa finalmente fare luce su una vicenda che continua a lasciare molte domande aperte e che ha scosso profondamente la comunità locale.


