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“Sette italiani su 10 non sanno scrivere queste parole”: gli strafalcioni più diffusi (e come evitarli)

Pubblicato: 26/11/2025 14:44

Gli errori grammaticali sono ormai diventati una realtà quotidiana per molti italiani: secondo le stime, quasi sette persone su dieci inciampano in strafalcioni e supposizioni infondate, sia nello scritto che nel parlato. Un fenomeno che gli esperti collegano all’uso massiccio di internet e alla diffusione di anglicismi e neologismi, elementi che hanno alterato la capacità di costruire frasi corrette e ragionamenti coerenti nel proprio idioma.

Tra gli errori più frequenti compaiono forme come qual’è, pultroppo, avvolte e i famigerati c’è ne e c’è né. Le criticità si distribuiscono tra apostrofo (62%), difficoltà con il congiuntivo (56%), declinazione dei verbi (50%) e punteggiatura (52%). Per contrastare questa deriva linguistica, gli esperti suggeriscono rimedi semplici: leggere con costanza, scrivere a mano e limitare l’uso eccessivo di chatbot e strumenti digitali, riscoprendo allo stesso tempo giochi e quiz che aiutano a rinforzare la memoria linguistica.

L’indagine che fotografa questi dati è stata condotta da Libreriamo su un campione di 1600 italiani, utilizzando monitoraggi online e coinvolgendo un team di sociologi e letterati. L’obiettivo è stato individuare le cause più profonde di questi errori e proporre percorsi per restituire valore alla lingua italiana, considerata uno dei patrimoni culturali più preziosi del Paese.

Secondo Saro Trovato, fondatore di Libreriamo, l’italiano rappresenta un luogo simbolico di identità e comunità, che va tutelato attraverso la conoscenza. Da questa visione nasce l’idea di esercitare la mente tramite il gioco, con strumenti come “501 quiz sulla lingua italiana”, pensati per mettere alla prova competenze e memoria, ma anche per diffondere un approccio più leggero alla grammatica.

Tra gli errori più diffusi primeggia il celebre dilemma tra qual è e qual’è, con la forma errata che continua a imperversare. L’apostrofo resta una delle trappole più insidiose, mentre l’uso scorretto del congiuntivo rappresenta una difficoltà che accomuna diverse generazioni. Il problema riguarda anche i pronomi e la corretta declinazione dei verbi, spesso influenzati da dialetti, linguaggi semplificati e abitudini radicate.

Molti inciampano anche nella distinzione tra C e Q, con errori che nello scritto risultano immediatamente visibili: forme come evaquare o profiquo sono esempi ricorrenti. Allo stesso modo generano confusione espressioni come ne e , o l’uso scorretto della punteggiatura, un’area della lingua che richiede precisione e sensibilità.

Tra i dubbi più frequenti emerge anche la questione di un po’, spesso erroneamente scritto un pò. Le difficoltà non risparmiano le d eufoniche, utilizzate a sproposito, e parole comuni come d’accordo, a volte o proprio, che continuano a essere maltrattate da una parte consistente degli utenti della lingua scritta.

Alcuni errori, per quanto comici, risultano ormai diffusi: dalla “ceretta al linguine” all’abuso della K al posto di C e CH, passando per abbreviazioni come tt o nn. Fino ai più classici salsiccia trasformata in salciccia o coltello ridotto a cortello. Segni di un impoverimento linguistico che procede di pari passo con l’uso dei social e delle comunicazioni rapide.

Per invertire la rotta, gli esperti suggeriscono di recuperare abitudini perdute: leggere regolarmente, dedicarsi alla scrittura a mano, limitare le derive tecnologiche e ridurre l’abuso di parole straniere. Un aiuto arriva anche dai giochi linguistici basati sulla retrieval practice, una tecnica che rafforza la memoria e consolida le conoscenze. Libri come “501 quiz sulla lingua italiana” offrono così uno strumento semplice e divertente per riscoprire la ricchezza del nostro idioma.

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