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Caso Adriatici: chiesti 11 anni e 4 mesi per l’ex assessore accusato dell’omicidio El Boussettaoui

Pubblicato: 26/11/2025 14:53

Il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, ha formulato una richiesta di condanna a 11 anni e 4 mesi nei confronti di Massimo Adriatici, ex assessore leghista alla Sicurezza del Comune di Voghera, oggi sotto processo con rito abbreviato. L’uomo è accusato di omicidio volontario per la morte del 39enne Younes El Boussettaoui, deceduto dopo essere stato raggiunto da un colpo esploso dalla pistola dell’ex amministratore la sera del 20 luglio 2021, in piazza Meardi a Voghera (Pavia). 

Una vicenda che da oltre tre anni occupa il dibattito giudiziario e politico, e che oggi arriva a un punto cruciale con la richiesta della Procura. Secondo quanto riportato, quel proiettile partito dalla Beretta calibro 22 di Adriatici avrebbe posto fine alla vita di El Boussettaoui, un 39enne senza fissa dimora conosciuto nella zona.

La ricostruzione dei fatti e il cambio di qualificazione del reato

Stando agli atti del procedimento, nella sera dell’omicidio ci sarebbe stata una colluttazione tra Adriatici ed El Boussettaoui davanti a un bar in piazza Meardi. L’ex assessore ha raccontato che il 39enne «avrebbe dato uno schiaffo» facendolo cadere e che, durante la caduta, sarebbe partito accidentalmente il colpo che ha raggiunto la vittima, provocandone la morte. In una fase iniziale, il magistrato aveva ipotizzato per Adriatici il rinvio a giudizio per eccesso colposo di legittima difesa, una tesi che sembrava circoscrivere l’episodio come reazione sproporzionata a un’aggressione.

Tuttavia, la giudice Valentina Nevoso ha stabilito che non si sarebbe trattato di «eccesso colposo di legittima difesa», sottolineando che Adriatici era stato ripreso da una telecamera mentre svolgeva quello definito un «servizio di ronda armata e di pedinamento» nei confronti di un «cittadino già oggetto di segnalazioni». Questo particolare ha inciso profondamente sulla valutazione del contesto.
Ulteriori elementi emersi nelle indagini hanno pesato sulla riqualificazione del reato. Nella pistola erano presenti «proiettili a punta cava, utilizzabili in poligono e non per difesa personale», e inoltre «un colpo era già in canna», circostanze interpretate come indizi di consapevolezza e preparazione all’uso dell’arma. Per tali ragioni, il reato è stato riclassificato come omicidio volontario e, il 23 ottobre scorso, è stata accolta la richiesta di procedere con rito abbreviato nei confronti di Adriatici.


A distanza di un mese, la Procura è tornata a delineare la propria posizione chiedendo la pena di 11 anni e 4 mesi per l’ex assessore. Mentre si attende la decisione finale del giudice, il caso continua a sollevare interrogativi sulle responsabilità individuali, sull’uso delle armi da parte di amministratori pubblici e sulle dinamiche che hanno trasformato un confronto in una tragedia irreversibile.

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Ultimo Aggiornamento: 26/11/2025 15:20

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