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“Torturato in famiglia”. Orrore in Italia, famoso avvocato muore così: cosa gli hanno fatto

Pubblicato: 26/11/2025 13:26

Otto membri della stessa famiglia rischiano un processo dopo la morte di un avvocato bolzanino, deceduto a 60 anni il 27 ottobre 2022, al termine di una lunga e dolorosa vicenda che la Procura ha ricostruito ipotizzando un quadro di maltrattamenti aggravati in ambito familiare. L’indagine, ora formalmente chiusa, contesta ai parenti un reato previsto dall’articolo 572 del Codice penale, ritenendo che le condotte contestate possano essere state “tali da aver provocato la morte di chi li ha subiti”. Nel caso in cui le accuse venissero confermate in giudizio, la pena potrebbe arrivare fino a 24 anni di reclusione.


Al centro di questa vicenda c’è Nikolaus Chizzali, il legale che, secondo gli inquirenti, avrebbe trascorso gli ultimi mesi della sua vita in condizioni di isolamento quasi totale. L’uomo viveva in una struttura ricettiva dell’Alto Adige, un maso situato a Castelrotto, dove – stando alle ricostruzioni investigative – avrebbe “vissuto in uno stato di pressione costante”, senza alcun contatto con l’esterno e sottoposto a rigide regole imposte dai suoi familiari. L’elemento ritenuto particolarmente grave riguarda l’accesso alle cure: a Chizzali sarebbero stati negati i trattamenti della medicina tradizionale, sostituiti da rimedi quasi esclusivamente omeopatici, che non sarebbero stati in grado di impedirne il peggioramento. Il pubblico ministero Francesca Sassani ha parlato di «condotte omissive e ripetute violenze psicologiche» attribuite ai parenti.

La presunta manipolazione e il progressivo peggioramento

Secondo quanto riportato nell’inchiesta, tutto avrebbe avuto origine alla fine di luglio, quando uno degli indagati accompagnò l’avvocato all’ospedale di Bolzano per accertamenti relativi a una possibile trombosi alla gamba. Da quel momento – sostiene l’accusa – i familiari avrebbero iniziato a influenzare psicologicamente Chizzali, convincendolo ad abbandonare cure mediche convenzionali per affidarsi esclusivamente a trattamenti omeopatici. Questa pressione sarebbe stata favorita dal fatto che tra gli otto indagati figurerebbero anche un medico e un farmacista. Nel periodo compreso tra l’estate e l’ottobre 2022 al legale sarebbero stati sottratti il cellulare e qualsiasi mezzo utile per comunicare con l’esterno, nemmeno con la moglie, residente in Veneto e assistita dall’avvocato Alessandro Melchionda, indicata come parte lesa.


Gli inquirenti ritengono che i familiari abbiano gestito le questioni personali dell’uomo, ostacolando il ricorso a cure tradizionali anche quando i sanitari si presentavano nella struttura per controlli occasionali. Il quadro clinico di Chizzali avrebbe subito un progressivo e drammatico peggioramento, fino a una sequenza di eventi critici – ictus, infarto renale e ischemia – culminati in un fatale choc settico. Ora, concluse le indagini, il passo successivo potrebbe essere il rinvio a giudizio. I legali degli indagati avranno ancora qualche giorno per depositare nuove prove e testimonianze in favore dei loro assistiti, prima che la Procura formalizzi l’eventuale richiesta di processo.

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