
Il dibattito sulla gestione dei controlli stradali e sulla validità degli strumenti elettronici ha assunto un peso crescente negli ultimi mesi, soprattutto alla luce delle nuove norme introdotte a livello nazionale. Molti automobilisti, così come numerosi enti locali, stanno cercando di capire come cambieranno le procedure, quali aspetti saranno vincolanti e quali effetti avranno sul sistema delle sanzioni. In un clima di incertezza, si intrecciano esigenze di sicurezza, esigenze amministrative e un forte bisogno di trasparenza.
Il nuovo quadro normativo punta a garantire standard più chiari, ma allo stesso tempo impone vincoli procedurali che rischiano di mettere in difficoltà numerosi enti territoriali. A ciò si affiancano interpretazioni discordanti tra giuristi e operatori del settore, soprattutto riguardo agli effetti che eventuali omissioni potrebbero avere sulle multe già elevate.

L’avvio del censimento e l’obbligo imposto agli enti locali
Dal 30 settembre è operativo il portale del Ministero delle Infrastrutture dedicato alla registrazione degli autovelox, una piattaforma telematica in cui Comuni, Province e Regioni hanno avuto sessanta giorni per inserire tutti i dati tecnici relativi ai dispositivi: marca, modello, ubicazione e documentazione. Con l’arrivo del 30 novembre, scatta l’obbligo formale: qualsiasi multa generata da apparecchi non registrati rischia di essere dichiarata nulla.
Il sistema nasce dal Decreto Infrastrutture 2025 e dal decreto direttoriale n. 305. La registrazione non è un dettaglio burocratico, ma un requisito essenziale: senza questo passaggio, gli strumenti devono essere considerati “spenti”, privi cioè di validità giuridica.
Il nodo giuridico: approvazione e omologazione
Una delle questioni più delicate riguarda la distinzione tra “approvazione” e “omologazione”. L’articolo 142 del Codice della Strada precisa che solo dispositivi pienamente omologati possono essere considerati prove valide. Negli anni, diversi tribunali — e una sentenza della Cassazione del 2024 — hanno annullato multe basandosi proprio su questa differenza. Tuttavia, il nuovo decreto tende a equiparare le due procedure, creando un terreno di potenziali ricorsi.
Le novità per gli automobilisti: mappe ufficiali e verifiche
Il portale ministeriale offrirà mappe consultabili con l’elenco degli autovelox registrati. Chi riceve una multa potrà verificare se il dispositivo era correttamente censito. In caso contrario, la sanzione potrebbe essere dichiarata illegittima. Anche per i dispositivi presenti in elenco, rimane possibile richiedere prova dell’omologazione. Le app di navigazione integreranno gradualmente questi dati certi, riducendo le false segnalazioni.
Le difficoltà degli enti locali e i rischi di contenziosi
Molti Comuni, soprattutto quelli con scarse risorse, faticano a rispettare le scadenze e potrebbero vedere invalidate numerose sanzioni. Gli esperti prevedono un’ondata di ricorsi, sia per mancata registrazione degli apparecchi sia per la questione dell’omologazione.
Trasparenza e sicurezza: una sfida aperta
Il censimento mira a garantire correttezza nell’uso degli autovelox, spesso percepiti come strumenti per fare cassa. Tuttavia, lo spegnimento di molti dispositivi potrebbe ridurre la deterrenza e incidere sulla sicurezza stradale. Allo stesso tempo, il calo di introiti rischia di mettere in difficoltà le casse comunali. L’equilibrio tra diritti dei cittadini, bilanci pubblici e sicurezza sarà il vero banco di prova dei prossimi mesi.


