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Famiglia nel bosco, arriva la lettera di Nathan e Catherine: “Mai detto no agli aiuti”

Pubblicato: 27/11/2025 12:30

«Siamo grati dell’attenzione che ci è stata riservata ma vogliamo che passi un messaggio chiaro…». Comincia così la lunga e sentita dichiarazione di Nathan e Catherine, i genitori che vivevano con i loro figli nella cosiddetta casa del bosco nel Chietino, una vicenda che ha fatto discutere l’intero Paese. La coppia ha scelto di diffondere una nota ufficiale tramite il loro avvocato, Marco Femminella, per chiarire la loro posizione e ribadire ciò che ritengono imprescindibile: l’interesse dei loro bambini.

«Ogni nostra scelta è stata orientata al loro benessere»

La coppia sottolinea con forza che tutte le decisioni prese negli ultimi mesi, inclusa la scelta di trasferirsi «in questa straordinaria Terra che ci ha accolti», sono sempre state guidate esclusivamente dal desiderio di garantire il miglior equilibrio psicofisico ai tre figli. «Sono stati, sono e saranno il baricentro unico e indiscusso del nostro cammino», affermano senza esitazione, cercando di respingere qualsiasi interpretazione che metta in dubbio le loro intenzioni.

Il riferimento ai minori è il cuore pulsante della nota, che prova a ricollocare la vicenda sotto una luce diversa, più intima e umana. Per Nathan e Catherine, il clamore mediatico e le interpretazioni esterne hanno spesso semplificato e travisato il percorso complesso che la famiglia ha affrontato.

Il muro della lingua: «Un problema enorme»

La famiglia, proveniente dall’estero, mette poi in evidenza una difficoltà finora poco esplorata: la barriera linguistica. «La difficoltà nel parlare e comprendere la lingua italiana, in particolare i tecnicismi legati agli aspetti giuridici, ha certamente costituito un problema enorme nella possibilità di interloquire correttamente», spiegano. Una barriera che avrebbe complicato ogni passo, impedendo loro di cogliere pienamente il senso delle comunicazioni ufficiali, delle decisioni e delle dinamiche procedurali.

Un punto su cui insistono in modo particolare riguarda l’ordinanza relativa alla loro situazione familiare e abitativa. «Solo due giorni fa, e per la prima volta, siamo stati posti nella condizione di leggere in lingua inglese la ordinanza che è stata emessa e quindi di comprenderla nella sua interezza», aggiungono, lasciando intendere come la mancanza di una traduzione chiara e tempestiva abbia inciso pesantemente sulla loro capacità di difendersi e di rispondere adeguatamente alle richieste delle autorità.

Un messaggio, quello della coppia, che vuole essere insieme una spiegazione e un appello: quello di essere giudicati non per fraintendimenti o barriere comunicative, ma per le intenzioni e per il loro amore autentico verso i figli, che resta — come ribadiscono — il centro di tutto.

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Ultimo Aggiornamento: 27/11/2025 12:51

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