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“Altrimenti ci sterminano!”. Guerra, la svolta italiana che mette paura: è polemica

Pubblicato: 28/11/2025 11:30

Con parole destinate a far discutere, Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, ha introdotto il nuovo sistema di protezione aerea “Michelangelo Dome”, una piattaforma avanzata che ambisce a diventare un pilastro della sicurezza europea. «Se c’è un momento in cui bisogna investire sulla Difesa è questo. Lo dico essendo in conflitto di interessi, perché non sta finendo una guerra, ne sta iniziando una nuova», ha dichiarato Cingolani aprendo la presentazione. Un incipit che rispecchia il clima di crescente preoccupazione nel settore della difesa militare, dove il rischio di minacce ibride e attacchi ad alta intensità è tornato al centro delle agende governative.
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La “cupola” tecnologica ispirata a Michelangelo

Il nome scelto per il progetto richiama la celebre cupola michelangiolesca, simbolo di efficienza e stabilità architettonica. Il Michelangelo Dome, come spiegato dal Ceo, è un sistema integrato basato su intelligenza artificiale, progettato per coordinare in tempo reale un ampio ventaglio di piattaforme militari. L’obiettivo è creare una struttura “aperta” e modulare, sviluppata in sinergia con le Forze armate italiane, e in grado di adattarsi a minacce sempre più sofisticate.

La “cupola” anti-missile combina sensori provenienti da terra, mare, cielo e spazio, integrandoli con sistemi di comando e controllo e con strumenti di cyber-difesa. Una rete che punta a contrastare attacchi di varia natura, incluse minacce ipersoniche capaci di raggiungere velocità pari a diversi chilometri al secondo.

Una risposta alle minacce ibride del presente

Il progetto arriva in un momento in cui il ministro della Difesa Guido Crosetto ha più volte richiamato l’attenzione sull’aumento degli attacchi ibridi e sulla necessità di rafforzare l’intero comparto della sicurezza nazionale. La presentazione avviene inoltre all’indomani dell’annuncio del presidente francese Emmanuel Macron riguardo al nuovo servizio militare volontario, un contesto che ha spinto Crosetto a ribadire l’intenzione di aprire un dibattito parlamentare sulla riforma della leva.

Cingolani ha sottolineato come il Michelangelo Dome sia pensato per un modello di difesa condiviso, con lo scopo di collaborare con i partner europei e realizzare un sistema capace di analizzare autonomamente gli scenari e suggerire in pochi istanti le contromisure più efficaci. L’entrata in servizio è prevista entro la fine del 2027, mentre i dettagli industriali e commerciali saranno approfonditi nel prossimo aggiornamento del piano strategico del gruppo.

Le parole del Ceo: “La pace va difesa, e questo ha un costo”

Nel corso della presentazione, Cingolani non ha nascosto il quadro che vede sullo scenario globale. Ha parlato del compito dei Paesi avanzati: «L’impegno sarà garantire una società sicura, noi a livello europeo ci siamo proposti come catalizzatori di alleanze. Nessuno ce la farà da solo, non sacrificheremo mai mille giovani al giorno, non utilizzeremo mai un Ai non etica, ma i nostri avversari se ne fregano».
Un passaggio che pone il tema dell’etica dell’intelligenza artificiale al centro della riflessione militare contemporanea.

Cingolani ha poi ricordato i numeri degli attacchi ibridi: «18mila casi di attacco ibrido all’anno» che, secondo lui, «non abbiamo nemmeno il tempo di neutralizzare». Da qui l’urgenza di tecnologie più rapide nel riconoscere e contrastare minacce difficili da identificare con gli strumenti tradizionali. «La pace va difesa e questo ha un costo. I prossimi anni di pace apparente potrebbero essere gli anni necessari a chi attacca da sempre per sviluppare armi che sono difficili da neutralizzare», ha aggiunto.

Un sistema pensato per minacce estreme

Secondo Cingolani, il Michelangelo Dome nasce soprattutto per rispondere alle minacce «più temute», come i missili che viaggiano tra i 5 e i 6 km al secondo, difficili da intercettare e persino da prevedere nella traiettoria. L’architettura del sistema permetterà di mettere in rete tutte le piattaforme di difesa, incluse quelle degli altri Paesi europei, per garantire un processo decisionale rapido e automatizzato.

Al momento non è stato chiarito quali Stati saranno coinvolti nel progetto, ma è evidente che il colosso italiano punta a consolidare il proprio ruolo in un settore in forte espansione. Un ruolo strategico che conferma l’obiettivo di Leonardo di collocarsi al centro delle nuove dinamiche della difesa europea.

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