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Inferno a Hong Kong, sale il numero dei morti: “Corpi ancora negli edifici”. Che strage

Pubblicato: 28/11/2025 16:43

Il fuoco non è arrivato in silenzio. È arrivato con il crepitio secco del bambù che si spezza, con un ruggito famelico che si è levato dalle fondamenta e si è arrampicato in un istante lungo le gigantesche impalcature, la cui struttura scheletrica avrebbe dovuto proteggere e migliorare il sonno dei residenti, non trasformarlo in un incubo incandescente. Era un pomeriggio come tanti, interrotto da fumo e panico.

Migliaia di vite, confinate in quelle torri di cemento, si sono ritrovate improvvisamente esposte all’orrore. Un’immensa cortina di fiamme ha avvolto il complesso come una cappa ardente, rendendo le vie di fuga irriconoscibili. Per ore, il cielo sopra la città è stato tinto di rosso e nero, mentre le squadre di soccorso lottavano contro una furia distruttiva, sapendo che là dentro, tra gli appartamenti anneriti, il bilancio del disastro era destinato a diventare spaventosamente alto. La comunità è ora unita nel lutto, segnata per sempre da quella notte di cenere e di grida soffocate.

La tragica cronaca dell’incendio di Hong Kong

L’intera comunità di Hong Kong è stata scossa da una tragedia di proporzioni immani, culminata con lo spegnimento finale dell’enorme incendio che per ore ha tenuto in scacco il complesso residenziale di Wang Fuk Court. Questo vasto agglomerato di palazzi, situato nel tranquillo ma popoloso quartiere di Tai Po, nella regione settentrionale rispetto al cuore pulsante della città, è diventato il teatro di una delle più gravi catastrofi abitative nella storia recente di Hong Kong. La Wang Fuk Court, un simbolo di edilizia popolare e densità abitativa, è ora tristemente nota per il bilancio spaventoso e i danni incalcolabili. Le operazioni di spegnimento e soccorso sono state lunghe ed estenuanti, ma le fiamme, che per ore hanno avvolto la struttura con una furia implacabile, sono state finalmente domate, lasciando dietro di sé una scena di desolazione e lutto profondo.

Il conteggio delle vittime, purtroppo, ha continuato a salire inesorabilmente con il procedere delle difficili operazioni all’interno degli edifici carbonizzati. L’ultimo aggiornamento ufficiale ha fissato il numero dei morti accertati a 128, una cifra che incute orrore e che rende questo evento un disastro senza precedenti per la città. La portata della perdita umana è aggravata dalla complessa situazione relativa all’identificazione dei corpi. Decine di salme, infatti, non hanno ancora un nome, un’identità certa, a causa della gravità dei danni subiti dai resti. Inoltre, le squadre di soccorso e gli investigatori si trovano di fronte a un compito straziante e pericoloso: alcuni corpi sono tuttora intrappolati all’interno degli edifici parzialmente crollati o strutturalmente compromessi, rendendo le operazioni di recupero lente e meticolose. Questa situazione non solo prolunga l’angoscia delle famiglie in attesa di notizie, ma pone anche enormi sfide logistiche e forensi alle autorità locali, impegnate a garantire che ogni vittima venga identificata e che le famiglie ricevano le risposte e il sostegno necessari.

L’origine del fuoco: i ponteggi in bambù in ristrutturazione

L’innesco di questo incendio catastrofico è avvenuto mercoledì pomeriggio, precisamente intorno alle 14:50 ora locale (le 7:50 del mattino in Italia), in un momento in cui la vita nel complesso era ancora relativamente dinamica. Le prime indagini indicano che l’incendio si è sviluppato a partire dai ponteggi in bambù che circondavano gli edifici. La Wang Fuk Court si trovava infatti in una fase cruciale di ristrutturazione, un processo comune per i grandi complessi residenziali di Hong Kong volti a migliorarne la sicurezza e l’aspetto. Questi ponteggi in bambù, un materiale da costruzione tradizionale ma altamente infiammabile, sono stati il carburante iniziale che ha permesso alle fiamme di propagarsi con una rapidità e una violenza sbalorditive. Avvolgendo la struttura esterna come una miccia gigantesca, le fiamme hanno potuto raggiungere rapidamente più piani e isolati, trasformando la facciata del complesso in una torcia ardente prima che i sistemi antincendio interni potessero fare la differenza o che i residenti potessero organizzare un’evacuazione efficace. L’uso e l’allestimento di questi ponteggi saranno certamente al centro dell’inchiesta per determinare se siano state rispettate tutte le normative di sicurezza in presenza di materiali così pericolosi.

Il complesso di Wang Fuk Court non è un semplice condominio, ma un gigantesco insediamento abitativo, la cui struttura e dimensione hanno amplificato la portata del disastro. È composto da ben otto palazzi residenziali che si innalzano verso il cielo, ospitando al loro interno un totale impressionante di 1.984 appartamenti. Questa concentrazione abitativa si traduce in un numero stimato di residenti pari a circa 4.600 persone, una vera e propria piccola città all’interno del quartiere di Tai Po. Questa densità demografica spiega in parte l’altissimo numero di vittime. Quando le fiamme si sono propagate con velocità lungo i ponteggi esterni, migliaia di persone si sono trovate intrappolate contemporaneamente, con vie di fuga limitate e un panico inevitabile che ha ostacolato i tentativi di evacuazione ordinata. La tragedia solleva nuovamente interrogativi cruciali sulla sicurezza antincendio, sulla pianificazione delle vie di esodo e sulla gestione delle emergenze in complessi residenziali di tale portata e dimensione critica. La comunità di Hong Kong ora piange i suoi morti e guarda al futuro chiedendosi come si possa prevenire un evento così devastante.

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