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“I governi passano, le leggi restano”. Giorgia Meloni spiega perché votare sì al referendum sulla giustizia

Pubblicato: 28/11/2025 22:11
giorgia meloni riforma giustizia

“I governi passano, ma le leggi restano. E quelle costituzionali incidono sulla vostra vita ogni giorno, molto più di quanto pensiate. Quindi non andate a votare guardando chi propone la riforma”. Archiviata la parentesi delle regionali, Giorgia Meloni sposta subito il baricentro sulla prossima sfida: il referendum sulla giustizia. Dal palco della seconda Assemblea nazionale di Noi Moderati, il 28 novembre, la premier di fatto apre insieme la campagna referendaria e quella elettorale, anticipando toni e argomenti che accompagneranno il confronto dei prossimi mesi.

“Fatevi una sola domanda – prosegue – la giustizia in Italia funziona bene? Se pensate che funzioni benissimo, allora potete rifiutare la riforma e votare No. Ma se pensate che la giustizia in Italia possa migliorare, allora non fatevi dire niente che non sia “voglio una giustizia migliore” e votate sì al referendum”. L’appello è a non trasformare il voto in un giudizio sul governo, ma a concentrarsi sul contenuto della riforma della giustizia, rivendicata come intervento strutturale sulle regole del sistema.

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Le tre mosse chiave della riforma sulla giustizia

Una riforma che per Meloni “nel fare tre semplici cose, cambia molto”. Le elenca una per una: separare le carriere tra giudice e pubblico ministero, perché questo “significa rafforzare la terzietà del giudice e quindi significa un processo più giusto”. Poi l’introduzione del sorteggio per i membri del Csm, “che significa liberare i magistrati e il loro merito dal cappio delle correnti politicizzate nella magistratura”. Infine l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare, “così quando un magistrato sbaglia ci sarà un organismo terzo a giudicarlo”.

Il mirino si sposta subito sul centrosinistra. “Questo è il contenuto. Un contenuto di buon senso, e lo sanno tutti, anche molti di quelli che la contestano, salvo che qualche anno fa proponevano esattamente le stesse cose”. Secondo Meloni, chi oggi si oppone alla riforma costituzionale lo farebbe per calcolo politico più che per ragioni di merito. “Siccome ora non sanno che cosa dire nel merito – continua – esclamano: “No no, ma voi non andate a guardare bene che dice la riforma, voi andate a votare per mandare a casa la Meloni””.

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Lo scontro sul premierato e i “pieni poteri”

La premier rilancia anche un altro cantiere a cui tiene particolarmente, quello che definisce “la madre di tutte le riforme”: il premierato. Pur riconoscendo che l’iter è rallentato – dopo il primo via libera del Senato il testo è fermo in Commissione Affari costituzionali della Camera dal luglio 2024 – Meloni insiste sul fatto che la riforma “può garantire a questa Nazione elementi imprescindibili per una democrazia compiuta: governi stabili, capaci di lavorare in un orizzonte di legislatura chiaro e continuo”.

Lo scontro con l’opposizione si riaccende sul terreno dei presunti “pieni poteri”. “Dicono che “Meloni vuole i pieni poteri”. Ma è esattamente il contrario: noi stiamo cercando di restituire pienamente questo potere ai cittadini, non a Giorgia Meloni”. La premier ribadisce che “il governo a casa non ci va lo stesso, è chiaro? Il governo arriva alla fine della legislatura e chiede a voi italiani, sulla base di tutto il lavoro che ha fatto, che cosa pensate del suo lavoro”. Un messaggio che lega il voto sul referendum sulla giustizia e sul premierato alla promessa di governi stabili e di un rapporto diretto fra elettori e istituzioni.

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