
In un momento cruciale per la sua nazione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato un messaggio perentorio al suo popolo e alla classe dirigente: l’Ucraina deve ritrovare una coesione interna granitica per poter resistere all’aggressione russa e mantenere la fiducia dei partner internazionali. Questo appello giunge a poche ore di distanza dalle dimissioni del suo fedelissimo capo dell’Ufficio presidenziale, Andriy Yermak, la cui abitazione è stata perquisita nell’ambito di una maxi inchiesta sulla corruzione nel settore energetico, un’indagine che ha già portato all’addio di due ministri chiave.
La mossa di Yermak, formalizzata e in un certo senso accettata da Zelensky, rappresenta la scintilla per un reset strutturale e a più livelli che il presidente intende operare all’interno dello Stato e delle sue strutture militari. La posta in gioco è altissima, come ha sottolineato il leader ucraino: «Se perdiamo l’unità, rischiamo di perdere tutto: noi stessi, l’Ucraina, il nostro futuro. Dobbiamo compattarci, non abbiamo altra scelta. Non avremo un’altra Ucraina». L’obiettivo è chiaro: eliminare ogni ombra di sospetto e rafforzare la capacità di Kiev di concentrarsi pienamente sulla difesa e sulla diplomazia in un contesto di guerra.
Il sacrificio di Yermak e la necessità di trasparenza
Il discorso di Zelensky ha ufficializzato l’addio di Andriy Yermak, una figura che era stata il suo braccio destro nei delicati negoziati internazionali. Questa decisione, ha chiarito il presidente, non è dettata da una sfiducia nelle sue capacità, anzi, Zelensky si è detto grato a Yermak per aver sempre rappresentato la posizione ucraina in modo patriottico ed efficace. La ragione fondamentale dietro l’accettazione delle dimissioni è stata la necessità di eliminare ogni “voce e speculazione” che potesse gettare un’ombra sul governo di Kiev, specialmente in un momento in cui l’attenzione del mondo è concentrata sull’Ucraina.
Zelensky ha ribadito che ogni collaboratore stretto del presidente, d’ora in avanti, deve essere al di là di ogni sospetto. Questo atto di rigore vuole inviare un segnale forte sia a livello interno, per ripristinare la fiducia pubblica, sia a livello internazionale, in vista dei prossimi negoziati, dove la forza interna dell’Ucraina è considerata la base per le sue relazioni con il mondo e la sua unità esterna. I partner internazionali, infatti, sono rimasti “colpiti da come l’Ucraina riesce a resistere sotto la pressione attuale”, e per mantenere questo favore è cruciale che “non esista alcun dubbio nei confronti dell’Ucraina”.
Interventi urgenti su economia e governo
Le “decisioni interne” annunciate dal presidente non si sono limitate alla sfera politica e alle dimissioni di Yermak. Un punto centrale del suo appello è stato rivolto alla prima ministra, Yuliya Svyrydenko, alla quale è stata chiesta l’immediata approvazione del bilancio per il 2026. Questo passaggio è vitale e non può attendere, in quanto deve garantire la capacità dello Stato di difendersi, di assicurare tutti i pagamenti sociali e di mantenere la necessaria resilienza del Paese in tempo di guerra. Inoltre, data la portata dello scandalo corruttivo che ha travolto i ministeri dell’Energia e della Giustizia, Zelensky ha richiesto una cernita attenta e approfondita di tutti i candidati destinati a sostituire i ministri dimissionari. L’obiettivo è riempire queste posizioni cruciali solo con individui che possano essere al “cento per cento concentrati sulla difesa dell’Ucraina” e che agiscano esclusivamente “nell’interesse dello Stato”. La lotta alla corruzione e la garanzia della stabilità finanziaria sono, per Zelensky, componenti inscindibili della resistenza nazionale.
La pulizia radicale nelle forze dell’ordine e nell’esercito
La “pulizia” e il “reset” non risparmieranno le forze dell’ordine e l’esercito. Il presidente ha espresso preoccupazione per la “troppa negatività” che sta emergendo riguardo le forze dell’ordine, specialmente quelle che operano nelle regioni più distanti dal centro. Per contrastare questa percezione e agire in modo efficace, ha concordato con il Servizio di sicurezza una nuova procedura per la rapida fornitura di informazioni, un segno che i controlli e le ispezioni saranno intensificati. Anche l’esercito, definito “i nostri eroi che distruggono il nemico” e che rendono possibile la diplomazia ucraina, sarà oggetto di un intervento strutturale. Zelensky ha accennato alla necessità di una riorganizzazione e una più razionale ridistribuzione degli uomini tra le brigate. Sembra che, in un contesto di emergenza militare, alcune norme “giuste e razionali” siano state travisate, e ora il presidente intende ristabilire l’ordine per massimizzare l’efficacia delle forze armate sul campo.
Il monito finale: nessun errore, nessuna divisione
Il discorso del presidente si è concluso con un forte monito e un appello all’unità che riassume il senso dell’intero intervento. Zelensky ha sottolineato che la Russia desidera moltissimo che l’Ucraina commetta errori o che si lasci andare a divisioni interne. Ha promesso che, da parte della leadership di Kiev, “non ci saranno errori”. Per vincere la lotta, il popolo e la classe dirigente ucraina non hanno il diritto di “mollare”, né quello di “arretrare” o di “litigare”. L’unico modo per proteggere il Paese e il suo futuro è rimanere uniti e compatti, perché, come ha ripetuto, “se perdiamo l’unità, rischiamo di perdere tutto”. Il lavoro e la lotta per l’Ucraina devono quindi continuare con un rinnovato vigore e una integrità inattaccabile.


