
Le ore successive al ricovero di Emma Bonino hanno acceso un’immediata apprensione nel mondo politico, con la leader radicale arrivata al pronto soccorso del Santo Spirito di Roma in codice rosso. La situazione è apparsa grave fin dal primo momento, tanto da richiedere il trasferimento nel reparto di terapia intensiva, come riferiscono fonti sanitarie, mentre da +Europa filtra un cauto ottimismo: l’ex ministra sarebbe infatti vigile. Una notizia che non stempera l’allarme ma che permette almeno di intravedere un margine di stabilità dopo un ingresso in ospedale che aveva fatto temere il peggio, soprattutto considerando il lungo percorso di salute che Bonino ha affrontato in questi anni, tra battaglie politiche, impegno pubblico e una malattia che lei stessa aveva scelto di non trasformare mai in spettacolo.
Nel suo stile, asciutto e rigoroso, aveva ribadito più volte un concetto diventato quasi un manifesto: “Io non sono la mia malattia”, spiegando che il senso della sua narrazione era condividere l’esperienza, non il dolore, mantenerla parte della sua storia pubblica ma non farne un’esposizione.
Il ricovero e la condizione attuale
Il quadro clinico che ha portato al ricovero non è stato dettagliato nei particolari, ma le informazioni raccolte confermano un intervento rapido e un monitoraggio serrato. A 77 anni, Bonino convive con una storia medica complessa che continua a essere una componente importante della sua quotidianità pubblica e privata. Nonostante i progressi ottenuti nella cura del tumore che l’aveva colpita al polmone sinistro una decina di anni fa, e da cui era stata dichiarata guarita nel 2023, negli ultimi mesi si erano registrati episodi che avevano richiesto ulteriori accertamenti e periodi di osservazione. Il ricovero odierno riporta inevitabilmente alla mente quei momenti, alimentando la preoccupazione di una comunità politica che considera Bonino un punto di riferimento etico e culturale.
La lunga battaglia contro la malattia
A ottobre 2024 Bonino era stata costretta a un ricovero di due settimane per una crisi respiratoria particolarmente seria, episodio che aveva attirato nuovamente l’attenzione sulla fragilità delle sue condizioni. Appena un mese dopo, nel novembre dello stesso anno, aveva ricevuto la visita di Papa Francesco nella sua casa nel centro di Roma: un’immagine dei due, entrambi in sedia a rotelle, era diventata simbolo di una stagione della vita segnata dalla fatica, dalla discrezione e dalla determinazione.
In quella foto, Bonino indossava un cappello al posto del turbante che aveva portato negli anni della cura, un dettaglio che raccontava da solo un percorso difficile ma attraversato sempre con dignità. Aveva più volte ripetuto che il privato non dovesse diventare oggetto di spettacolarizzazione, pur riconoscendo che condividere la malattia può rappresentare un gesto politico, un atto di comunità verso chi vive fragilità simili. Una visione che l’ha accompagnata lungo tutta la sua storia di battaglie, dai diritti civili alle campagne più radicali, e che oggi torna prepotentemente al centro nel momento in cui le sue condizioni di salute richiedono di nuovo attenzione e vicinanza.


