
Quante volte ci è capitato di sentirci svogliati, un po’ distratti o di non cogliere al volo un profumo? È una sensazione comune, quasi universale. Eppure, c’è un piccolo dettaglio, spesso trascurato nella frenesia quotidiana, che potrebbe nascondere un segnale ben più importante. Secondo recenti ricerche, un gesto semplice, un odore familiare che non riconosciamo più, potrebbe essere uno dei primi campanelli d’allarme di una malattia che tocca milioni di vite nel mondo. Un cambiamento quasi impercettibile, ma che potrebbe rivelare molto più di quanto immaginiamo.
L’olfatto sotto la doccia: un indizio inaspettato
Immagina di essere sotto la doccia, il vapore avvolge il bagno e il profumo del tuo sapone preferito dovrebbe riempire l’aria. Ma cosa succede se, all’improvviso, quell’odore non lo senti più? Secondo il dottor Davangere Devanand, professore di psichiatria e neurologia alla Columbia University, proprio questa difficoltà nel riconoscere il profumo del sapone potrebbe essere uno dei primi indicatori dell’Alzheimer.
Non si tratta di una semplice diminuzione dell’olfatto dovuta a stress o stanchezza. Il problema, infatti, coinvolge aree del cervello cruciali per la memoria, il riconoscimento e le funzioni cognitive. Riconoscere un odore, anche uno così comune come quello del sapone, attiva zone cerebrali particolarmente vulnerabili nelle fasi iniziali dell’Alzheimer. Ecco perché una mancata percezione può essere un segnale inatteso, ma estremamente significativo.
Perché il sapone può essere un campanello d’allarme
Molte persone tendono a sottovalutare questo cambiamento, attribuendolo alla vita frenetica o a un senso dell’olfatto “assuefatto”. Ma gli esperti sono chiari: l’olfatto può alterarsi molto prima che compaiano i classici problemi di memoria. È come se il cervello, in silenzio, mandasse un messaggio che noi fatichiamo a decifrare.
Lo studio che ha fatto luce sui profumi
Queste non sono solo ipotesi, ma conclusioni basate su uno studio scientifico approfondito. Pubblicato su Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, lo studio del Dott. Devanand ha esaminato la capacità olfattiva di 647 persone senza demenza, seguite per circa otto anni nell’ambito del Mayo Clinic Study of Aging.
Il team ha utilizzato il Brief Smell Identification Test (BSIT), un metodo semplice e pratico. Si tratta di un cartoncino da grattare e annusare, con 12 odori da riconoscere, divisi tra alimentari (fragola, limone, ananas, ciliegia, chiodi di garofano, mentolo) e non alimentari (come sapone, cuoio, fumo, gas, lillà).
I risultati sorprendenti: un test semplice e potente
Il punteggio del test, da 0 a 12, permette di classificare il livello di percezione olfattiva:
- ≤3 → anosmia (assenza di olfatto)
- ≤8 → olfatto compromesso
- ≥9 → olfatto normale
I ricercatori hanno poi incrociato questi dati con altre valutazioni cognitive, come il Blessed Information Memory Concentration Test (BIMCT), che misura memoria, orientamento, ragionamento e attenzione, oltre a risonanze magnetiche e PET all’amiloide.
L’olfatto e l’alzheimer: un legame profondo
Nel corso degli anni, 102 partecipanti hanno sviluppato un deterioramento cognitivo e 34 hanno ricevuto una diagnosi di demenza. La rivelazione? Il test sull’olfatto si è dimostrato predittivo quanto l’imaging amiloide, ma con un vantaggio enorme: è non invasivo, rapido ed economico. Una vera svolta per la diagnosi precoce!
Il riconoscimento degli odori è un processo complesso che coinvolge diverse aree del cervello, come il bulbo olfattivo, la corteccia piriforme e le strutture legate alla memoria, come l’ippocampo. Sono proprio queste regioni a essere tra le prime a subire danni nelle fasi iniziali dell’Alzheimer.
Perché un profumo familiare è così importante
Per questo motivo, un calo olfattivo improvviso – e non attribuibile a infezioni, allergie, condizioni temporanee o fumo – può indicare uno stress neurologico precoce. Il sapone, in particolare, è significativo per due ragioni:
- È un odore quotidiano, che il cervello dovrebbe riconoscere facilmente.
- Non è estremamente complesso, quindi la difficoltà a percepirlo suggerisce un deficit importante nell’elaborazione sensoriale.

Un test semplice per un futuro più sereno
Jeffrey Motter, coautore dello studio, sottolinea come i test olfattivi possano diventare uno strumento fondamentale nella medicina di base, permettendo di identificare rischi cognitivi prima che compaiano sintomi più evidenti. Integrati nei controlli di routine, potrebbero:
- Favorire una diagnosi più tempestiva.
- Permettere interventi anticipati.
- Aiutare la ricerca a individuare persone a rischio.
- Supportare le famiglie nell’osservare segnali che altrimenti passerebbero inosservati.
Monitorare i cambiamenti nella percezione degli odori – specialmente quelli più familiari – può quindi trasformarsi in un indicatore prezioso e accessibile per tutti.
L’importanza di ascoltare i piccoli segnali
Molti dei sintomi iniziali dell’Alzheimer sono sottili, quasi nascosti nella routine quotidiana. Il fatto che uno dei possibili campanelli d’allarme possa emergere proprio durante un momento così intimo come la doccia rende questo dato ancora più sorprendente e degno di attenzione.
Ovviamente, riconoscere con difficoltà un odore abituale non significa automaticamente sviluppare la malattia. Ma, secondo gli esperti, merita attenzione, soprattutto se il fenomeno persiste o peggiora nel tempo. Ascoltare il proprio corpo e i piccoli cambiamenti può fare una grande differenza.


