
Una croce nera tracciata con una bomboletta spray, quasi a occupare l’intera portafinestra del piano terra. È l’immagine che ha accolto il giudice reggiano Andrea Rat al rientro nella sua abitazione nel tardo pomeriggio di domenica scorsa, dopo un weekend fuori città, ma la notizia è stata resa pubblica solo in queste ore. Il simbolo, alto quasi due metri, è apparso come un messaggio inequivocabilmente intimidatorio.
Il magistrato ha sporto denuncia intorno alle 19 e, subito dopo, sono scattati i primi accertamenti: i carabinieri hanno effettuato un sopralluogo la stessa sera del 23 novembre e un secondo controllo la mattina seguente. Dell’accaduto sono stati informati la Procura, la Procura generale in Appello e la prefettura. Il procuratore capo Marco Paci ha trasmesso il fascicolo alla Procura di Ancona, competente per i procedimenti che coinvolgono magistrati in servizio nella regione, anche quando risultano parte offesa. Rat svolge attualmente il ruolo di giudice incaricato delle indagini e delle udienze preliminari a Reggio Emilia.
Il percorso professionale del giudice Andrea Rat
Nel corso della sua carriera, Rat ha ricoperto incarichi centrali nei più importanti processi di criminalità organizzata in Emilia-Romagna. Fece parte del collegio giudicante del processo Edilpiovra, insieme ai magistrati Cristina Beretti e Francesco Maria Caruso, che portò alla condanna per mafia di Nicolino Sarcone (10 anni) e di Francesco Grande Aracri (3 anni e mezzo).
Si è occupato di misure di prevenzione patrimoniale, gestendo anche il coordinamento dell’amministrazione dei beni sequestrati. Successivamente ha fatto parte del collegio del maxiprocesso Aemilia in primo grado: un lavoro durato dieci mesi, a partire dall’ottobre 2018, culminato nella stesura delle motivazioni della sentenza, 3.400 pagine firmate proprio da Rat.
A questi si sono aggiunti numerosi procedimenti su presunti episodi illeciti non collegati alla criminalità organizzata.
Il nuovo sistema di protezione
Dopo il ritrovamento della croce nera, per il giudice è stata predisposta una vigilanza attiva rafforzata: un dispositivo che prevede un monitoraggio continuo, specialmente in occasione di eventi pubblici.
Rat aveva già beneficiato di un sistema di protezione per circa tre anni, tra il 2018 e il 2020, durante e dopo il lavoro sul processo Aemilia. La tutela era poi stata revocata, ma è stata riattivata a seguito dell’episodio dell’ultima settimana.
Le parole del magistrato: “Non ho paura”
Durante un incontro pubblico lo scorso aprile, al teatro di Brescello, Rat aveva ricordato alcuni momenti di tensione vissuti durante Aemilia:
«Ricordo lo sguardo terribile di un imputato, ma lo abbassò lui», aveva raccontato agli studenti. «Pericolosi non sono solo i mafiosi, ma anche i cani sciolti fuori controllo. Un magistrato non deve avere paura: altrimenti diventa ricattabile».
Interpellato dopo l’episodio intimidatorio, il giudice mantiene la stessa fermezza:
«Mi sento assolutamente tranquillo e sereno. Mi dispiace per le persone che mi stanno vicino, ma il mio atteggiamento non cambia: non ho paura». Non riferisce sospetti particolari. Intanto prosegue la sua attività di divulgazione sulla legalità: martedì sera sarà a Novellara, nella sala civica, per la proiezione del docufilm Aemilia 220. La mafia sulle rive del Po.
La reazione delle istituzioni all’intimidazione subita da Andrea Rat
Solidarietà è arrivata anche dal sindaco di Reggio Emilia Luca Massari, che definisce l’accaduto «inaccettabile e inquietante» e si dice fiducioso nel lavoro degli inquirenti. «Al giudice Rat – ha dichiarato – va il massimo supporto dell’amministrazione comunale per il lavoro che svolge con rigore e competenza, nel nome della legalità che rappresenta un principio fondante della nostra convivenza civile».


