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Draghi al Politecnico di Milano: «L’Ue adotti l’intelligenza artificiale su larga scala o sarà stagnazione»

Pubblicato: 01/12/2025 14:04

L’ex presidente del Consiglio Mario Draghi ha affrontato il tema dell’intelligenza artificiale durante l’inaugurazione dell’anno accademico al Politecnico di Milano, sottolineando come l’Europa si trovi davanti a un bivio decisivo per il proprio futuro economico. Secondo Draghi, senza un’accelerazione nell’adozione delle nuove tecnologie, il continente rischia una lunga fase di stagnazione.

Draghi ha ricordato che il ritardo dell’Unione Europea rispetto a Stati Uniti e Cina è ormai evidente, soprattutto nella produzione di modelli avanzati di intelligenza artificiale. Secondo l’ex premier, se non verrà colmato il divario, l’economia europea potrebbe rimanere ferma per i prossimi 25 anni, complice anche il profilo demografico sfavorevole.

Il divario tecnologico, ha spiegato Draghi, si è già manifestato nella prima fase della rivoluzione digitale, quando la crescita della produttività in Europa è scesa a metà rispetto a quella statunitense. Oggi questo schema si ripete nel campo dell’AI, con gli USA che hanno prodotto 40 grandi modelli in un anno, la Cina 15 e l’Europa appena tre.

Secondo Draghi, l’adozione massiccia dell’AI potrebbe invece generare un boom economico per le economie avanzate. Gli effetti potrebbero essere paragonabili a quelli dell’elettrificazione negli anni Venti del Novecento, con una crescita potenziale vicina all’1% annuo.

Per cogliere questa opportunità, ha sottolineato l’ex presidente della BCE, è necessaria una politica economica flessibile, capace di adattarsi rapidamente alle nuove evidenze e di correggere norme che oggi frenano l’innovazione. L’Europa, secondo Draghi, ha spesso trasformato ipotesi preliminari in regole rigide, ostacolando il progresso.

Draghi ha riconosciuto che l’intelligenza artificiale non risolverà automaticamente tutti i problemi delle società europee, ma può contribuire a migliorare numerosi settori strategici. Tuttavia, la direzione del cambiamento dipenderà dalle scelte politiche adottate nei prossimi anni.

Tra i timori più diffusi c’è quello della disoccupazione di massa, ma Draghi ha respinto questa prospettiva: la storia economica, ha detto, mostra che le rivoluzioni tecnologiche non hanno mai prodotto perdite occupazionali permanenti. Piuttosto, generano nuove professioni e nuovi mercati, sebbene con transizioni spesso dolorose.

Proprio per questo, Draghi avverte che esiste comunque un rischio concreto di aumenti delle disuguaglianze, di sostituzione del lavoro e di fenomeni come frodi e violazioni della privacy. La velocità e la portata dei cambiamenti, però, dipenderanno ancora una volta dalle politiche attuate dai governi.

Guardando al sociale, Draghi ha sottolineato come l’AI possa ridurre importanti disparità, soprattutto in settori come sanità e istruzione. Negli Stati Uniti, ad esempio, gli strumenti di triage basati sull’AI hanno tagliato del 55% i tempi di attesa al pronto soccorso, dimostrando come la tecnologia possa migliorare concretamente la qualità della vita. Anche nelle scuole, ha concluso, l’AI potrebbe ridurre la componente “casuale” del successo educativo, ampliando opportunità e competenze.

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