
Chiara Petrolini, accusata di duplice infanticidio, resta al centro di un processo carico di tensione emotiva. In Corte d’Assise parlano due delle sue amiche più vicine, Chiara Facchin e Irene Garulli, che ricordano la giovane di Traversetolo come una ragazza «felice», incapace di far trapelare alcun segno delle gravidanze poi concluse in segreto. «Ci diceva che era felice e quella pancia non l’abbiamo mai notata», affermano, sottolineando come nessuno del suo entourage – né familiari né l’ex compagno, padre dei due bambini – avesse intuito cosa stesse accadendo. La ragazza rischia l’ergastolo per aver dato alla luce due neonati, a maggio 2023 e ad agosto 2024, e per averli poi sepolti nel giardino dell’abitazione.
Le testimonianze delle amiche
Facchin racconta alla Corte la sera del 6 agosto, poche ore prima del secondo parto: «Abbiamo passato la sera insieme a casa mia, abbiamo fumato marijuana e bevuto qualche birra e un po’ di grappa». Nessun comportamento sospetto, nessun indizio evidente. Rispondendo alla pm Francesca Arienti, aggiunge che nei giorni successivi Chiara le aveva scritto sostenendo di aver avuto solo «un forte ciclo mestruale». Il 7 agosto le due si erano riviste: «Siamo andate per un aperitivo in una cantina, poi a bere un altro drink e infine l’ho portata a casa. Doveva partire per una vacanza negli Usa».

L’amica, autorizzata a incontrare Petrolini mentre si trova ai domiciliari, riferisce anche ciò che la giovane avrebbe confidato dopo l’arresto: «Chiara dice che per lei i bambini erano nati morti, ma non lo sa; dice che non ha rivelato a nessuno la sua gravidanza per tanti motivi tra cui la paura del giudizio». L’avvocato Nicola Tria, che la difende, le chiede se avesse mai sospettato qualcosa: «Non ho mai notato nulla, nemmeno quando era nuda uscita dalla doccia o in piscina, Chiara non aveva la pancia e non mostrava nessuna alterazione a livello di comportamento».
Il racconto di Irene Garulli
Dopo Facchin, depone Irene Garulli, che ricorda gli scambi avuti con l’amica durante il viaggio negli Stati Uniti: «Ho sentito Chiara quando era a New York e mi ha detto che era felice». L’emozione la interrompe più volte, soprattutto quando l’accusa le chiede di eventuali abusi subiti da Petrolini. Visibilmente provata, Irene racconta anche il momento in cui la giovane avrebbe cercato di spiegare quanto accaduto, pochi giorni dopo il ritrovamento del primo corpicino nell’agosto 2024: «Sono andata in ansia e ho reagito come ho reagito, ho avuto paura, mi sono sentita sola».
Parole che aggiungono complessità a un caso già drammatico, in cui la vita apparentemente normale della giovane si intreccia con segreti rimasti nascosti fino all’ultimo istante.


