
Un’onda di coraggio ha travolto il mondo del tennis professionistico con un nuovo, potente coming out. Un gesto che scuote un ambiente spesso restio a parlare di inclusione e identità personale, aprendo nuove prospettive. A compiere questo passo è un giovane atleta svizzero che, dopo anni di crescita nel circuito, ha scelto di dichiarare apertamente una parte fondamentale di sé. Lo ha fatto con una naturalezza disarmante, ma con la consapevolezza di chi sa quanto le sue parole possano risuonare per chi ancora non ha trovato la forza di pronunciarle.
“In un mondo ideale non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo. Perché allora farlo? Per fare un passo avanti per me stesso, ma anche perché penso che non se ne parli abbastanza nello sport”, ha raccontato il tennista spiegando l’origine della sua decisione. “Essere gay non significa solo amare una persona dello stesso sesso: significa anche affrontare cose a cui la maggior parte delle persone non deve mai pensare. La paura di non essere accettati, la pressione di restare in silenzio, la sensazione di essere diversi. Ma io sono cresciuto. E sono orgoglioso della persona che sono oggi”.

Mika Brunold: una voce che rompe il silenzio
Queste parole rivelano una maturità rara, specialmente in un ambiente dove molti preferiscono evitare l’argomento. Il suo annuncio non è solo personale, ma si trasforma in una testimonianza sulla realtà dello sport professionistico: esiste ancora una distanza tra ciò che si proclama e ciò che davvero si vive negli spogliatoi, nei tornei e nelle pressioni quotidiane. Per questo il suo gesto diventa inevitabilmente collettivo, un segnale che si inserisce in un processo più ampio che il tennis maschile, più di altri sport, sembra finalmente iniziare ad affrontare.
Un’ondata di supporto inattesa
Stiamo parlando di Mika Brunold, il giovane svizzero che ha deciso di esporsi con coraggio, ricevendo in poche ore un’ondata di sostegno inattesa e potentissima. Mika Brunold ha raccolto messaggi di affetto e gratitudine da ogni angolo del circuito, un risultato non scontato se si pensa ad altre discipline. A differenza di quanto avvenuto per Jakub Jankto — che dopo il coming out nel calcio era stato travolto da insulti e battute, essendo il primo giocatore di Serie A a farlo — il tennista svizzero ha trovato un clima molto diverso. “Grazie a tutti per il vostro incredibile supporto”, ha scritto lui stesso sui social. “Sono sopraffatto da tutti i vostri dolcissimi messaggi. Sto leggendo tutto e sto facendo del mio meglio per rispondere a ciascuno di voi”. Una reazione che conferma come nel tennis, forse, la cultura dello spogliatoio sia meno ostile e più pronta a riconoscere il valore umano prima del resto.

Non il primo, ma un’eco potente
Come già ricordato nel titolo, Mika Brunold è il secondo tennista uomo professionista a fare coming out nel 2025, dopo il brasiliano João Lucas Reis da Silva. Nel circuito femminile, invece, la situazione è molto diversa: lì il coming out è più frequente e normalizzato, tanto che ormai non rappresenta più un evento mediaticamente straordinario. Una differenza che dice molto sulle dinamiche di genere ancora presenti nello sport.
Da Silva, che aveva per primo aperto l’anno con il suo annuncio, aveva spiegato così la sua scelta: “Ho capito che non c’era nulla da nascondere. Ho pubblicato quella foto (con il fidanzato, ndr) perché volevo condividere un pezzo della mia vita, senza strategie o piani. Se questo può aiutare qualcuno a sentirsi meno solo, allora sono ancora più felice della mia scelta”. Ed è esattamente questo l’effetto che anche il gesto di Brunold sembra destinato ad avere: far sentire meno soli coloro che, nel silenzio dei loro giorni, attendono il momento di potersi dire liberi.


