
Una vicenda rimasta sospesa nel tempo per vent’anni, segnata da piste investigative finite nel vuoto e da una verità che sembrava impossibile da raggiungere. Il brutale omicidio di Jennifer Kiely, 35 anni, madre di tre figli, trovata con 16 coltellate e il corpo dato alle fiamme in un rifugio sul lungomare di Eastbourne (East Sussex) il 22 gennaio 2005, sembrava destinato a rimanere irrisolto. Poi la svolta: il DNA ricavato da vecchi reperti ha finalmente indicato un nome. Ma il presunto assassino è morto da oltre dieci anni, lasciando familiari e amici senza la possibilità di ottenere giustizia in tribunale.
La svolta: il DNA porta a Keith Dowbekin
Secondo la polizia, il responsabile del delitto sarebbe Keith Dowbekin, già arrestato nel 2003 e 2004 in due diversi casi di stupro e fermato anche nei dintorni del luogo del delitto nelle ore successive all’omicidio. All’epoca, però, non era mai stato collegato all’uccisione di Jennifer. Ora, grazie alle nuove analisi genetiche, gli investigatori ritengono che non ci siano dubbi sulla sua responsabilità.
«Lo avremmo sicuramente incriminato se non fosse morto nel 2014, all’età di 60 anni», hanno dichiarato gli agenti, spiegando come il profilo genetico ricavato dai reperti del 2005 combaci perfettamente con quello di Dowbekin.
Un epilogo che ha lasciato sgomenti i familiari della vittima: la verità è emersa, ma troppo tardi perché la giustizia possa seguire il suo corso.

Un caso pieno di errori e occasioni mancate
Il delitto, estremamente violento e privo di apparente movente, aveva subito indirizzato gli investigatori verso ipotesi diverse, tutte rivelatesi infondate. Due persone furono arrestate nel 2005, ma poi rilasciate per insufficienza di prove. La polizia del Sussex arrivò persino ad archiviare il caso, salvo riaprirlo nel 2011.
La vera svolta è però arrivata solo nel 2017, quando si decise di reanalizzare il DNA su tutti i reperti recuperati sulla scena. L’incrocio genetico con un’altra indagine per omicidio del 2003, in cui Dowbekin compariva come testimone, ha ricollegato l’uomo alla scena del crimine di Eastbourne. Solo allora emerse che il sospetto aveva precedenti per violenza sessuale che sarebbero stati decisivi già nel 2005.
L’ispettore capo del Sussex ha riconosciuto: se si fossero conosciute all’epoca le accuse di stupro, «sicuramente sarebbero stati fatti accertamenti più approfonditi». Il movente dell’omicidio è ritenuto di natura sessuale.
Una verità senza giustizia
La chiusura del caso offre risposte, ma non sollievo: l’assassino è morto nel 2014 e non affronterà mai un processo. Per i familiari di Jennifer, resta il dolore di una verità arrivata troppo tardi e il rimpianto di un’indagine che avrebbe potuto imboccare la strada giusta molti anni prima.


