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“Brucio tutto”. Anziano appicca otto incendi per evitare lo sfratto: dramma in Italia

Pubblicato: 03/12/2025 13:20

Il rumore crepitante delle fiamme e l’odore acre di fumo e alcol etilico hanno rotto per mesi la quiete di un anonimo condominio popolare. Otto volte, in poco più di un anno, l’angoscia si è diffusa tra gli inquilini, costretti a convivere con la paura che un nuovo, inspiegabile rogo potesse divampare nelle parti comuni dello stabile, minacciando la sicurezza delle loro case e delle loro vite.

Ogni incendio era una fotocopia del precedente: inneschi artigianali, carta e alcol denaturato, il tentativo maldestro di far sembrare tutto un incidente elettrico. La tensione era palpabile, il sospetto circolettava, finché gli investigatori non hanno collegato il filo invisibile che univa questi atti distruttivi a una storia di disperazione e protesta. Dietro la scia di fuoco c’era la figura di un uomo anziano, un residente, la cui vita era stata stravolta da un’unica, incombente minaccia: lo sfratto. La sua vendetta silenziosa, alimentata dal rancore e dal senso di ingiustizia, era diventata un pericolo concreto per un’intera comunità, culminando nell’identificazione e nell’ammissione di una responsabilità che aveva tenuto un intero palazzo col fiato sospeso.

L’escalation degli episodi e il comune denominatore

Gli otto incendi che hanno funestato il complesso residenziale in poco più di un anno condividevano una modalità operativa che ha fin da subito indirizzato le indagini verso la pista dolosa, escludendo la possibilità di accidentali malfunzionamenti o eventi fortuiti. Gli episodi si sono verificati tutti nelle parti comuni dell’edificio e, come accertato dagli investigatori in collaborazione con i vigili del fuoco, sono stati appiccati vicino agli impianti elettrici condominiali. Il metodo utilizzato era artigianale ma efficace: l’uso di carta e alcol etilico come innesco. L’obiettivo dell’autore era, con ogni probabilità, quello di simulare un incidente, ma la ripetitività del gesto e l’identica tecnica impiegata hanno costituito gli elementi chiave che hanno permesso agli inquirenti di focalizzare l’attenzione su un responsabile umano e non su problemi strutturali o elettrici. Per lunghi mesi, i residenti hanno dovuto convivere con la costante paura che le fiamme potessero divampare nuovamente, alimentando un clima di forte incertezza e allarme sociale all’interno del condominio.

L’individuazione del sospettato e l’ammissione di colpa

La svolta decisiva nelle indagini è arrivata nelle prime ore di martedì 2 dicembre, quando la polizia ha eseguito una perquisizione nei confronti del 74enne bresciano. L’uomo, già noto alle forze dell’ordine per diversi precedenti penali, principalmente per reati contro il patrimonio e truffa, è stato ritenuto responsabile di gran parte dei roghi. L’elemento definitivo che ha cementato la sua posizione è legato all’episodio del 12 ottobre scorso, quando il pensionato è stato individuato mentre appiccava il fuoco in uno spazio comune adibito ad accatastamento di arredi e mobili. Sul luogo di quest’ultimo rogo, gli agenti della scientifica hanno rinvenuto una bottiglia di alcol denaturato, identificata come l’innesco utilizzato. Posto di fronte alle prove e all’evidenza dei fatti, l’uomo avrebbe ammesso le sue responsabilità, chiarendo il movente dietro i suoi atti.

Il movente: la procedura di sfratto esecutivo

Durante le verifiche e gli accertamenti, è emerso un dettaglio cruciale che, secondo gli investigatori, spiegherebbe la motivazione alla base dei gesti del pensionato: l’uomo e la moglie, alla quale l’appartamento era stato assegnato a canone calmierato dall’Aler (azienda lombarda per l’edilizia residenziale), erano destinatari di una procedura di sfratto esecutivo. Questa circostanza, che implicava la perdita della loro abitazione popolare, avrebbe spinto il 74enne ad agire come estrema forma di protesta e vendetta. L’indagato, convinto di possedere motivazioni “giustificabili” per i suoi atti, ha visto negli incendi un modo per esprimere il proprio dissenso e la propria rabbia per la perdita imminente dell’alloggio. La gravità e la reiterazione dei fatti, pur essendo collegati a una motivazione personale, hanno comportato una risposta energica da parte delle autorità.

La risposta delle autorità: avviso orale e possibili misure future

Valutata la serietà della situazione e la pericolosità sociale manifestata dagli atti ripetuti, il questore di Brescia, Paolo Sartori, ha deciso di intervenire con una misura preventiva di pubblica sicurezza. Nei confronti del 74enne è stato emesso un avviso orale, una disposizione prevista dal codice antimafia che costituisce un formale ammonimento e un preludio alla possibile applicazione di misure di sorveglianza più restrittive, come la sorveglianza speciale. Questa azione sottolinea la gravità con cui le autorità hanno considerato gli incendi dolosi, che hanno messo a rischio l’incolumità dei residenti e la stabilità dell’edificio, trascendendo la mera manifestazione di protesta e configurandosi come reati gravi. L’indagine e le successive misure intendono ripristinare la sicurezza e la tranquillità nel complesso residenziale di via Monte Cengio, a Brescia.

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