
Vladimir Putin alza ancora il livello dello scontro diplomatico. Poco prima dell’atteso vertice con gli inviati della Casa Bianca, il presidente russo ha inviato un messaggio chiaro a Donald Trump: la pace tanto auspicata dagli Stati Uniti passa attraverso una scelta netta, «tra la Russia e l’Europa». Nessuna via di mezzo, nessun compromesso. Per il Cremlino, il vecchio continente deve restare fuori dai negoziati, altrimenti non ci sarà alcun accordo.
I toni durissimi utilizzati da Putin non sono stati un semplice sfogo, ma una mossa calcolata. Il leader russo percepisce che gli equilibri definiti nel vertice di Anchorage lo scorso agosto sono cambiati, soprattutto dopo l’intervento dei leader europei nelle ultime settimane. E questo, per Mosca, rappresenta un’ingerenza inaccettabile.
Secondo fonti vicine alle trattative, il nuovo piano di pace non interessa al Cremlino: «È stato tradito lo spirito di Anchorage», afferma chi conosce il dossier. In quell’occasione, ricordano, era stata delineata una linea d’intesa tra i due presidenti che ora appare completamente disattesa.

Putin stesso aveva definito i 28 punti del piano statunitense una «versione modernizzata» delle condizioni proposte da lui a Trump in Alaska. Ma il presidente americano, pur mostrando apertura, aveva rinviato ogni decisione al confronto con gli alleati europei. Un passaggio che il Cremlino interpreta come un cedimento alla pressione occidentale.
La proposta nata ad Anchorage è poi stata respinta da Ucraina ed Europa, finendo momentaneamente accantonata. È tornata in circolazione dopo i colloqui tra Kirill Dmitriev, plenipotenziario russo, e Steve Witkoff, ma Mosca la considera ormai stravolta, soprattutto per l’influenza esercitata — ancora una volta — dai governi europei.
Da qui nasce la «rabbia gelida» di Putin, un malcontento che si riflette sia sulle dichiarazioni pubbliche sia sul tono dell’incontro con la delegazione americana. Il messaggio è un ultimatum: dove c’è l’Europa, non può esserci la Russia. E se Trump vuole davvero perseguire un accordo, dovrà accettare questo presupposto.

Intanto il Cremlino accelera sulla sua svolta asiatica. Prima del faccia a faccia con gli emissari statunitensi, Putin ha partecipato al Forum economico della banca VTB, dove il vicecapo dell’amministrazione presidenziale, Maksim Oreshkin, ha ribadito che l’Europa «ha più bisogno della Russia di quanto la Russia abbia bisogno dell’Europa», elencando le nuove partnership con India e Cina e i progressi nella cosiddetta “sovranità tecnologica”.
Secondo Aleksandr Yakovenko, rettore dell’Accademia diplomatica e già ambasciatore a Londra, l’obiettivo strategico di Putin è separare gli Stati Uniti dal resto dell’“Occidente collettivo”. Per Mosca, l’alleanza atlantica è una catena da spezzare e per Trump ciò rappresenterebbe — nella visione russa — un’opportunità per «ripristinare la grandezza nazionale» sganciandosi da un’impostazione geopolitica considerata ormai troppo onerosa.
In questo quadro, l’ultima uscita di Putin appare come un invito — o una sfida — all’ex presidente americano: se Trump vuole essere parte del Nuovo Ordine Mondiale immaginato dal Cremlino, deve rompere con un’Europa ormai descritta dalla propaganda russa come alleata dei «nazisti ucraini». Una scelta drastica che, agli occhi di Mosca, definisce chi è davvero un amico e chi un avversario.

