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“Non tornano a casa per ora”. La famiglia nel bosco, gli ultimi sviluppi sul caso

Pubblicato: 03/12/2025 16:17

C’è un nodo che rischia di pesare moltissimo domani mattina, al Tribunale dei minorenni dell’Aquila, sulla vicenda della cosiddetta famiglia nel bosco: la casa di Palmoli. Proprio il casolare in pietra acquistato da Nathan Travellion e Catherine Birmingham, indicato dalla difesa come fulcro del “nuovo progetto di vita” per i figli, è oggi al centro di una contraddizione che potrebbe essere sottolineata dai giudici: la ristrutturazione non è partita, il cantiere non esiste, i lavori restano soltanto sulla carta.

Famiglia nel bosco: il sogno di una casa a Palmoli

Quel manufatto rurale, in Contrada Mondola, nel Chietino, era stato descritto dai carabinieri come “un tugurio fatiscente”, una definizione che gli avvocati della coppia contestano, sottolineando la qualità della struttura in pietra e la possibilità di renderla sicura e dignitosa per una famiglia. In gioco ci sono le vite di tre bambini: Utopia Rose, 8 anni, e i gemelli Galoran e Blubell, 6 anni, ancora affidati a una struttura protetta di Vasto. Il recupero del casolare, nelle intenzioni dei genitori, sarebbe il presupposto materiale per chiedere il rientro dei piccoli in un contesto familiare stabile.

Bambini nel bosco, illustrazione

Gli ostacoli sulla strada del ritorno a casa

Nelle controdeduzioni depositate venerdì scorso dagli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas, si legge che per quel casolare è stata presentata una Segnalazione certificata di inizio attività. Nel documento si afferma in modo esplicito: “Le questioni igienico-sanitarie, oggetto di presentazione di Scia per la ristrutturazione, saranno superate, a breve, mediante interventi tecnici mirati”. Per i circa 30 metri quadrati più cantina è stato predisposto un primo progetto esecutivo, affidato al geometra Mirko Di Muzio, che punta ad ampliare i volumi con moduli in legno, così da ricavare una seconda camera per i bambini e riportare all’interno un bagno a secco, attualmente inesistente.

Famiglia nel bosco, casolare

Progetti sulla carta e realtà sul campo

Il progetto prevede la riparazione delle crepe più vistose nelle murature, il cambio degli infissi che oggi non offrono un riparo adeguato da freddo e umidità, e un generale ripensamento degli spazi interni. Nelle carte, questa “nuova situazione abitativa” viene indicata come elemento decisivo per la sorte dei tre minori, fino al punto che nel reclamo contro l’ordinanza del tribunale si sostiene che, alla luce di tali interventi, sarebbe “non più attuale l’esigenza di allontanare i minori”. Ma se sulla carta la trasformazione del casolare appare già delineata, sul terreno la realtà è molto più ferma di quanto la difesa lasci intendere.

Famiglia nel bosco, foto dei bambini

Il cortocircuito burocratico che blocca tutto

È proprio da qui che nasce la criticità più grande: al momento, il ritorno della famiglia nel casolare nel bosco non sembra affatto all’ordine del giorno. Il cantiere, infatti, non è stato aperto e in Comune non risulta depositato alcun atto formale che consenta di cominciare i lavori. A segnalarlo è lo stesso sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, che sintetizza così la situazione: “Non c’è ancora la Scia”. E incalza con una precisazione che smonta, di fatto, l’idea di una ristrutturazione già avviata: “Non è stata consegnata alcuna pratica sulla ristrutturazione del casolare di Nathan e Catherine”. Se davanti al Tribunale la difesa sostiene che la procedura è partita, negli uffici municipali non c’è traccia della documentazione necessaria: un cortocircuito che rende, per ora, impraticabile ogni ipotesi di rientro dei bambini in quella casa.

Un progetto di bioedilizia, ma ancora lontano

La famiglia, dal canto suo, fa sapere che il progetto iniziale si è evoluto in qualcosa di più complesso: non una semplice ristrutturazione, ma un vero piano di bioedilizia, che richiede tempi più lunghi di studio e preparazione. Nel frattempo è entrata in scena una seconda ditta edile, guidata dal geometra Simone Agostino, commerciante e titolare di un food truck, chiamato a ridefinire l’intervento insieme a un idraulico di fiducia. “Ho visitato il casolare insieme all’idraulico”, ha raccontato lui stesso, illustrando le richieste della coppia anglo-australiana: “Nathan ci ha chiesto una tettoia di legno da realizzare accanto al casolare e di organizzare, con più spazio a disposizione, due stanze, la cucina e il bagno. Questi interventi andranno fatti senza utilizzare materiali di plastica”. Si tratta però, ancora una volta, di intenzioni e non di lavori cantierizzati.

La speranza di un futuro più verde (e più veloce)

Nel disegno complessivo, l’abitazione dovrebbe trasformarsi in una piccola unità autosufficiente, con attenzione all’ecologia e al risparmio energetico. I tecnici hanno ipotizzato una serpentina attorno ai tubi della stufa a legna esistente per consentire il riscaldamento dell’acqua e, sul tetto, un serbatoio per la raccolta dell’acqua piovana. Il geometra e l’idraulico si sono detti disponibili a lavorare gratuitamente pur di aiutare la famiglia a uscire dall’impasse. Ma finché i documenti edili non saranno pronti e depositati, e finché non si vedranno ponteggi, materiali e operai all’opera, il casolare resterà quello che è oggi: una casa non ancora adeguata ad accogliere tre bambini. In altre parole, il ritorno “nel bosco” viene continuamente evocato, ma rimane, nei fatti, rinviato a data da destinarsi.

L’udienza decisiva e la soluzione temporanea

Intanto il tempo scorre, e domani si terrà un’udienza che tutti definiscono decisiva. I documenti per l’avvio dei lavori non sono completati, ma i legali di Nathan e Cate potrebbero sostenere che l’emergenza igienico-sanitaria è comunque superata grazie a una soluzione alternativa. Sabato scorso, infatti, la coppia ha accettato l’ospitalità offerta dall’ex ristoratore Armando Carusi, che ha messo a disposizione una casa a Palmoli. “Nella nuova casa messa a disposizione i bambini potranno crescere in sicurezza”. diranno i difensori alla presidente Cecilia Angrisano. È questa, al momento, l’unica prospettiva concreta: una sistemazione in paese, in un’abitazione considerata idonea. Il casolare nel bosco, con i suoi progetti ambiziosi di bioedilizia e autosufficienza, resta un obiettivo lontano, legato a lavori che non sono ancora iniziati e che, fino a prova contraria, continuano a tenere bloccata qualsiasi ipotesi di rientro definitivo della famiglia nella loro casa originaria.

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