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“Cimitero vivente”. Macabra scoperta accanto al famoso stadio: terribile!

Pubblicato: 04/12/2025 08:32

Un rumore di pale, un cantiere edile in fermento, l’odore acre della terra smossa. Non è l’inizio di una storia di costruzione, ma il palcoscenico di una scoperta che gela il sangue, l’ombra oscura che si allunga su un imminente evento sportivo globale. In quel terreno, destinato a ospitare nuove abitazioni, i cercatori non erano operai edili, ma familiari disperati, mossi da un dolore che ha superato la paura. Cercavano i loro cari, inghiottiti da un’inarrestabile violenza, svaniti in un contesto di criminalità terrificante. E purtroppo, hanno trovato. Non decine, ma centinaia di sacchi, almeno 456, contenenti resti umani, la macabra testimonianza di una crisi che le autorità vorrebbero tenere nascosta.

Tutto questo si svolge a pochi passi da una struttura colossale, un tempio del calcio pronto ad accogliere il mondo, dove tra pochi mesi il clamore degli stadi rischierà di soffocare il grido muto delle vittime. Un contrasto brutale tra la festa sportiva e la fossa comune, tra l’immagine patinata e la cruda realtà, che solleva interrogativi inquietanti sulla sicurezza e sulla coscienza morale di ospitare un mondiale in un luogo segnato da un dramma così profondo.

La macabra scoperta vicino a una sede mondiale

L’avvicinarsi del Mondiale di calcio 2026, che il Messico si appresta a ospitare per la terza volta congiuntamente a Stati Uniti e Canada, è macchiato da questo ritrovamento agghiacciante che solleva serie preoccupazioni sulla sicurezza e sul contesto di criminalità organizzata nel Paese. A meno di 200 giorni dall’inizio del torneo, che vedrà tre città messicane come sedi ospitanti, la notizia del rinvenimento di centinaia di sacchi contenenti resti umani nei pressi dello stadio Akron a Guadalajara, nello stato di Jalisco, getta un’ombra inquietante sull’evento sportivo globale. Questo stadio, sede del Chivas de Guadalajara, è designato per ospitare quattro partite della fase a gironi, e il ritrovamento mette in discussione l’immagine di normalità che il governo locale sembra voler proiettare in vista dell’afflusso di migliaia di tifosi e dell’attenzione mediatica internazionale.

Le tre città messicane scelte per ospitare il Mondiale 2026 sono Città del Messico (Estadio Azteca), Monterrey (Estadio BBVA) e, appunto, Guadalajara (Estadio Akron). Complessivamente, queste sedi accoglieranno 13 partite tra fase a gironi e a eliminazione diretta. È proprio attorno allo stadio Akron che si è concentrata l’attenzione mediatica e le attività di ricerca, a seguito dei macabri ritrovamenti effettuati dai gruppi di ricerca. Un membro dei “Guerreros Buscadores de Jalisco”, un collettivo dedicato alla ricerca di persone scomparse, ha recentemente rivelato che dal 2022 sono stati recuperati almeno 456 sacchi contenenti resti umani nelle vicinanze dell’impianto sportivo. L’ultimo ritrovamento è avvenuto a settembre, sfruttando i lavori di costruzione di un complesso residenziale, un’occasione che ha permesso alle famiglie di cercare i loro cari scomparsi. La dichiarazione è stata netta e dolorosa: “Siamo ora a circa 456 sacchi, più o meno, e tutto questo si trova vicino all’Estadio Akron, un impianto che ospiterà le partite dei Mondiali. Purtroppo è doloroso che la Coppa del Mondo si svolga qui mentre c’è così tanta cattiveria”, ha affermato il membro del collettivo, sottolineando il contrasto tra la celebrazione sportiva e la tragica realtà locale.

Il dramma delle persone scomparse in Messico

Per comprendere appieno la gravità di questi ritrovamenti, è fondamentale inquadrarli nel contesto della tragedia delle sparizioni forzate che affligge il Messico, un fenomeno direttamente legato alla violenza e al potere della criminalità organizzata. Lo stato di Jalisco è tra le aree più colpite del Paese, con oltre 14mila casi registrati di persone scomparse tra il 2008 e il 2025. In questo scenario di disperazione e di inadeguata risposta istituzionale, è nato il collettivo dei “Guerreros Buscadores de Jalisco”. Fondato nel gennaio del 2024, questo gruppo di famiglie e volontari, guidato da Indira Navarro Lugo, che cerca il fratello scomparso nel 2015, opera principalmente nella zona metropolitana di Guadalajara. Con oltre 100 famiglie e numerosi giovani volontari, il collettivo svolge un’attività di ricerca autonoma, localizzando possibili fosse comuni clandestine, recuperando resti e raccogliendo evidenze, come vestiti e oggetti personali, oltre a diffondere le ‘fichas de búsqueda’, schede informative sulle persone svanite nel nulla. Nonostante le aggressioni subite e gli omicidi di alcuni membri, il gruppo non ha interrotto le sue ricerche, mosso “dal dolore e dall’amore” per i propri cari, spesso lavorando in tensione con le autorità locali.

Le accuse al governo di Jalisco: mancanza di trasparenza

La situazione è ulteriormente complicata dalle accuse mosse dai “Guerreros Buscadores de Jalisco” nei confronti del governo di Jalisco, reo, a loro dire, di mancanza di trasparenza e di supporto nei confronti delle famiglie delle persone scomparse. I membri del collettivo sostengono che le autorità non segnalino in modo completo tutte le fosse comuni che vengono trovate, sia da loro che dalle autorità municipali o statali. L’accusa è grave: “Non vogliono portare alla luce tutte le fosse”. Aggiungono che sono costretti a scavare e recuperare i sacchi per permettere poi ai procuratori e alle squadre forensi di rimuoverli. Si ritiene che questa reticenza sia motivata dal fatto che i ritrovamenti “non giocano a loro favore”. Inoltre, il collettivo ha denunciato l’esistenza di minacce da parte dei gruppi criminali rivolte alle squadre forensi, con la criminalità che di fatto “decide quali corpi consegnare e quali no”. La critica si estende alla gestione dell’immagine pubblica in vista dell’evento sportivo, con i membri del collettivo che affermano che “il governo si preoccupa dei soldi, non dei cittadini”. Hanno segnalato che persino i manifesti delle persone scomparse vengono rimossi dalle autorità, con il chiaro intento di nascondere la portata del problema ai visitatori internazionali. La volontà, secondo i “Guerreros”, è che “quando arriverà il Mondiale tutto sembri normale“. Nonostante tutto, il collettivo ha ribadito la propria intenzione di proseguire le ricerche: “Continueremo a lavorare, con o senza il Mondiale, per portare alla luce tutto ciò che troveremo”. La vicenda solleva dunque un interrogativo profondo sulla sicurezza e sulla coscienza morale di ospitare un evento globale in un contesto di così profonda crisi umanitaria e di sicurezza.

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