
Tra i personaggi politici che negli ultimi anni hanno maggiormente polarizzato il dibattito pubblico internazionale, Giorgia Meloni occupa un posto di rilievo. La sua ascesa, il suo stile comunicativo e la sua capacità di imporsi nel panorama europeo l’hanno trasformata, nel bene e nel male, in un simbolo che travalica i confini nazionali. Che piaccia o meno, la presidente del Consiglio italiana è diventata punto di riferimento, oggetto di studio, bersaglio di critiche feroci e, allo stesso tempo, icona per una fetta di pubblico che la osserva con curiosità quasi antropologica.
La sua immagine, plasmata da un linguaggio diretto e da posizioni nette su molti temi, attira attenzioni che spesso arrivano da mondi apparentemente lontanissimi dalla politica. Meloni è riuscita a diventare un personaggio pop, evocato nelle analisi giornalistiche come nei meme, trasformata in simbolo di resilienza dalle sue sostenitrici e demonizzata dai detrattori. È proprio in questo clima di osservazione costante, e a volte surreale, che si colloca un episodio che ha lasciato molti a bocca aperta, coinvolgendo un’artista abituata da anni a far parlare di sé più per le sue intemperanze che per i suoi successi.
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Azealia Banks è una fan di Giorgia Meloni: “Iconica, la amo”
Solo dopo aver tracciato questo quadro, indispensabile per capire la portata della vicenda, si può arrivare al nome che ha scatenato una nuova ondata di discussioni sui social e non solo: Azealia Banks. Tra il 2011 e il 2012 Azealia Banks era considerata una delle promesse più luminose della scena rap internazionale: con brani come “212”, “Luxury”, “Yung Rapunxel” e “1991” sembrava destinata a entrare stabilmente nell’Olimpo della musica. Ma la traiettoria, invece di salire, ha preso una piega caotica.
Tra scivoloni pubblici, dichiarazioni fuori controllo, accuse di razzismo e transfobia, l’artista ha costruito una reputazione basata più sulle polemiche che sulla produzione musicale. E non si è risparmiata nemmeno con i colleghi: emblematica la volta in cui definì Lady Gaga “sopravvalutata, cocainomane, che collabora con molestatori”, o quando riversò insulti omofobi contro Lil Nas X.

Pure dentro questo caos comunicativo, a volte emerge un lato più morbido, inatteso. Banks ha infatti più volte dichiarato la sua stima per Britney Spears e Christina Aguilera. E qualche settimana fa ha dedicato parole entusiaste a un’altra bionda, ma che non appartiene al mondo dello spettacolo: Giorgia Meloni. La rapper americana, lo scorso ottobre, non solo ha scritto su X “Lei è così iconica”, ma nel suo podcast si è lanciata in una lunga analisi politica in cui definisce la Presidente del Consiglio “tosta, fiera, coraggiosa”. “Ok, prima di tutto, io la amo”, ha detto. “È proprio una forte. E il modo in cui parla… io quando l’ascolto grido ‘sì madre vai!’”. Parole che hanno fatto il giro del web, confermando la sua propensione a riciclarsi estemporanea esperta di geopolitica, con toni che oscillano tra l’ammirazione e la provocazione.


She is so iconic https://t.co/Jqwro2bSRD
— Akata (@iiwasinthee212) October 15, 2025
Nel suo intervento, Banks ha espresso con decisione la propria convinzione che il Regno Unito abbia fatto bene a lasciare l’Unione Europea, definendo la stessa Ue “la più grande montagna di schifo che esista”. Un’altra opinione destinata a far discutere, come molte delle sue uscite recenti. L’artista, infatti, negli ultimi mesi è finita nuovamente al centro delle polemiche per le dichiarazioni su Israele e Palestina, che hanno amplificato ulteriormente la sua fama di voce incontrollabile e incendiaria.
Nel giro di poche settimane, la cantante ha pronunciato frasi come: “Io sono sionista”. “Nessuna persona nera dovrebbe sostenere la Palestina”. “Due popoli e due stati? No! Dovrebbe essere tutto Israele”. Oppure: “La Palestina non esiste, non è un paese, quella zona si chiama Giudea per un motivo”. E ancora: “Il problema di Israele e della Palestina è solo un modo per i bianchi non ebrei di sfogarsi contro gli ebrei”. Dichiarazioni che hanno generato indignazione da più parti e che hanno contribuito a consolidare un’immagine ormai cristallizzata: quella di un’artista che sembra utilizzare ogni piattaforma pubblica come campo di battaglia, mescolando pop culture, geopolitica e provocazioni estreme.


