
«Ho preso sette boccette di metadone, non so come non sia morto». Con queste parole Achille Costacurta ha raccontato uno dei momenti più bui della sua vita, segnato da dolore, disperazione e un profondo senso di smarrimento.
Il giovane ha spiegato che quel gesto estremo fu una scelta dettata dalla sofferenza: «Volevo farla finita, era l’unico modo per far capire che volevo uscire dalla comunità a Parma. Di questo mi pento».
Costacurta ha descritto gli anni trascorsi tra comunità, fughe improvvise e periodi di forte instabilità emotiva, un vortice difficile da gestire che lo ha portato a compiere scelte pericolose.

A complicare tutto, il peso delle dipendenze e delle diagnosi arrivate troppo tardi, tra cui il riconoscimento del disturbo ADHD, che ha contribuito a rendere ancora più fragile il suo equilibrio.
Il giovane ha dichiarato di aver abusato di sostanze per lungo tempo, vivendo un’esistenza fatta di eccessi, paure e momenti in cui la realtà sembrava sfuggirgli completamente di mano.

La svolta è arrivata solo dopo un percorso terapeutico iniziato nel 2024, quando ha deciso di affidarsi a specialisti e di intraprendere un cammino di cura e consapevolezza.
Da quel momento la sua vita ha iniziato a cambiare: niente più sostanze, maggiore attenzione alla salute mentale e un nuovo rapporto con sé stesso e con il proprio futuro.
Oggi Costacurta racconta la sua storia con lucidità, mettendo al centro la rinascita personale dopo un periodo che lui stesso definisce “un viaggio attraverso tre vite”.
Il suo obiettivo ora è chiaro: concludere gli studi e lavorare per creare un progetto dedicato ai giovani fragili, con il sogno di aprire un centro per ragazzi disabili, simbolo del suo desiderio di restituzione e riscatto.


