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Stop alle donne diacono: il documento segreto che Papa Leone XIV ha reso pubblico

Pubblicato: 04/12/2025 14:54

La relazione inviata a Papa Leone XIV dal Cardinale Giuseppe Petrocchi, in qualità di presidente della Commissione di Studio sul Diaconato Femminile, rappresenta un momento cruciale e di profonda riflessione all’interno della Chiesa Cattolica riguardo una questione teologica e pastorale di lunga data.

Questo documento, che ha visto la luce per esplicita volontà di Papa Francesco di approfondire l’argomento, conclude con una presa di posizione significativa: al momento, si esclude la possibilità di procedere verso l’ammissione delle donne al diaconato, qualora questo venga inteso specificamente come grado del sacramento dell’ordine. Tale formulazione, pur essendo forte e orientativa, non è presentata come un giudizio definitivo e immutabile, lasciando spazio a future considerazioni o sviluppi della dottrina, come esplicitamente riportato nel testo della Commissione reso pubblico per volere di Papa Leone.

La commissione di studio e il suo mandato

La Commissione presieduta dal Cardinale Petrocchi è stata istituita con l’obiettivo primario di esaminare in modo approfondito le radici storiche, teologiche e canoniche del diaconato femminile. Il mandato di Papa Francesco non mirava a una decisione immediata, bensì a una ricerca serena e rigorosa per fornire una base solida alla successiva riflessione magisteriale. Il lavoro si è concentrato sull’analisi delle testimonianze antiche relative alle diaconesse, cercando di comprendere la natura del loro ministero e se questo fosse o meno equiparabile al diaconato maschile inteso come primo grado dell’Ordine Sacro. L’esigenza di chiarezza in materia è sentita in diverse componenti della Chiesa, specialmente in quelle che vedono nell’apertura del diaconato alle donne una via per un maggiore riconoscimento del loro ruolo e della loro vocazione nella vita ecclesiale, in linea con l’incoraggiamento alla sinodalità promosso dall’attuale Pontefice.

Le radici storiche e la natura del ministero

Una parte fondamentale del lavoro della Commissione ha riguardato l’esame dei dati storici riguardanti le diaconesse dei primi secoli. La ricerca storiografica ha evidenziato che, sebbene le donne svolgessero un ministero diaconale in alcune Chiese locali, specialmente in Oriente, la natura di questo ministero e il rito con cui venivano istituite presentavano differenze significative rispetto all’ordinazione dei diaconi uomini. Il ministero delle diaconesse era spesso legato a funzioni specifiche, come l’assistenza al battesimo per immersione delle donne adulte e il servizio ai malati, in un contesto in cui le norme di pudore e separazione di genere erano molto più rigide. La Commissione ha dovuto discernere se queste figure fossero state davvero insignite del sacramento dell’Ordine come lo intendiamo oggi per i diaconi, i presbiteri e i vescovi, o se la loro fosse stata una istituzione ministeriale non sacramentale, finalizzata a particolari servizi. La documentazione analizzata, pur non essendo univoca, ha fortemente orientato la Commissione verso la seconda ipotesi, ovvero che il ministero delle diaconesse storiche non corrispondesse in pienezza al diaconato sacramentale.

La distinzione tra ministero e sacramento

Il nodo centrale della relazione, e la ragione della cautela espressa, risiede nella distinzione teologica tra un ministero istituito o una funzione ecclesiale e il sacramento dell’Ordine. La Chiesa Cattolica insegna che il sacramento dell’Ordine conferisce un carattere indelebile e abilita il ministro a esercitare la potestà sacra, partecipando in modo specifico alla missione di Cristo Capo e Pastore. Il diaconato è tradizionalmente inteso come la partecipazione al ministero di Cristo Servo, e la sua amministrazione agli uomini è sempre stata collegata alla tradizione ininterrotta e alla volontà di Cristo stesso nell’istituire i dodici apostoli, tutti di sesso maschile. La Commissione ha ritenuto che ammettere le donne al diaconato inteso come grado dell’Ordine metterebbe in discussione questa linea dottrinale consolidata, specialmente in considerazione del fatto che il Magistero ha già stabilito l’impossibilità di ammettere le donne al presbiterato e all’episcopato in quanto gradi superiori e parte essenziale dell’Ordine Sacro. Pertanto, la cautela teologica ha prevalso, portando all’attuale esclusione della possibilità di procedere in tale direzione, pur ribadendo la massima considerazione per il contributo e la dignità delle donne nella Chiesa.

L’importanza della non definitività

È cruciale sottolineare che la relazione della Commissione, pur giungendo a una conclusione di esclusione attuale, è accompagnata dalla specifica annotazione che essa non permette di formulare un giudizio definitivo. Questa apertura è un elemento di notevole importanza e riflette la prudenza con cui la Sede Apostolica affronta questioni dottrinali di tale portata. Il futuro discernimento potrebbe, in linea teorica, esplorare diverse piste, come ad esempio l’istituzione di un ministero femminile diaconale che sia riconosciuto e pubblico, ma che sia distinto dal diaconato inteso come sacramento dell’Ordine, o una nuova riflessione sul significato e la portata del diaconato stesso. La Chiesa è chiamata a un costante approfondimento della propria fede e della propria prassi alla luce della Rivelazione, e la non definitività della valutazione attuale lascia la porta aperta a ulteriori studi teologici, a un rinnovato ascolto dello Spirito Santo e a un sviluppo organico della dottrina, sempre in fedeltà alla Tradizione. La pubblicazione stessa del documento, voluta da Papa Leone, testimonia la trasparenza e l’impegno a proseguire il dialogo su questa importante tematica.

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Ultimo Aggiornamento: 04/12/2025 14:56

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