
La cronaca internazionale continua a restituire episodi che mettono in luce dinamiche familiari improvvisamente spezzate da gesti di violenza difficili da comprendere. Quando tali eventi coinvolgono persone legate da rapporti di parentela, l’impatto emotivo diventa ancora più profondo, lasciando comunità intere sgomente e interrogativi complessi sulle cause che possono portare a tragedie di tale portata.
In molti casi, come quello ricostruito nelle ultime ore, emergono segnali pregressi di tensioni o comportamenti preoccupanti che, tuttavia, non sempre vengono tradotti in denunce formali o richieste di aiuto. Questo rende ancora più drammatica la ricostruzione di quanto avvenuto.
L’omicidio di Rita e l’accusa contro il cugino
La vicenda ha scosso profondamente Bexhill, nell’East Sussex, dove la 58enne Rita Lambourne è stata uccisa con un’ascia dal cugino Donald Excell, 48 anni. L’uomo sarebbe entrato nella sua abitazione passando dalla porta sul retro prima di aggredirla con «agghiacciante brutalità», come ha descritto l’accusa.

Il compagno della vittima, che era al telefono con lei proprio mentre l’aggressore irrompeva in casa, ha riferito di aver sentito la donna gridare «Fuori!» e subito dopo un tonfo improvviso. Lambourne è stata colpita almeno quattro volte: al braccio sinistro, alla testa e al petto. L’ultimo colpo, secondo quanto emerso in aula, le avrebbe perforato costole e cuore, rendendo impossibile ogni tentativo di salvezza.
Un rapporto deteriorato e le ossessioni dell’indagato
Secondo il pm Simon Gledhill, i rapporti tra i due cugini si erano incrinati dal 2022. Excell era convinto che alcuni membri della famiglia fossero coinvolti in un presunto giro di pedofilia e che Lambourne tentasse di proteggerli. Una convinzione ossessiva, mai supportata da prove, che avrebbe alimentato un crescente risentimento.
Non era la prima volta che l’uomo manifestava comportamenti violenti: già nel 2023 l’aveva minacciata di morte durante un litigio. «Ha perso completamente il controllo», aveva confidato la donna a un familiare. «Ha minacciato di uccidermi. Credo che sia una persona molto pericolosa». Nonostante il timore espresso nei messaggi, Lambourne non aveva sporto denuncia.
La fuga e la scoperta delle prove
Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso Excell mentre si avvicinava all’abitazione con un’ascia in mano. Tre minuti dopo usciva portando ancora l’arma, poi dispersa insieme agli indumenti in uno stagno, dove sono stati ritrovati mesi dopo da alcuni adolescenti.
L’uomo è ora accusato di omicidio e possesso di armi da fuoco, mentre la comunità continua a fare i conti con una tragedia annunciata e mai fermata.


