
Federica Mogherini lascia la guida del Collegio d’Europa dopo il suo coinvolgimento in un’indagine europea su presunti favoritismi nella gestione di un programma di alta formazione diplomatica finanziato dall’Ue. L’ex Alta rappresentante, ora al centro dell’attenzione giudiziaria, ha comunicato la decisione attraverso una nota pubblica definita da molti come un gesto di responsabilità istituzionale.
Le dimissioni e la posizione di Mogherini
Nella dichiarazione diffusa nelle ultime ore, Mogherini ha spiegato la scelta con parole che sottolineano la volontà di tutelare la trasparenza delle istituzioni: «In linea con il massimo rigore e la massima correttezza con cui ho sempre svolto i miei compiti, ho deciso di dimettermi da rettrice del Collegio d’Europa e da direttrice dell’Accademia diplomatica dell’Ue». Una comunicazione breve ma significativa, che arriva mentre l’indagine europea continua ad approfondire ogni aspetto dell’assegnazione del progetto formativo.
L’inchiesta dell’Eppo e i sospetti sul programma di formazione
La vicenda ruota attorno al lavoro della Procura europea (Eppo), che sta verificando presunte irregolarità nell’attribuzione, da parte del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), di un percorso di formazione di nove mesi destinato ai futuri diplomatici dell’Unione. Il progetto, finanziato interamente da Bruxelles, era stato affidato al Collegio d’Europa, istituzione prestigiosa con campus a Bruges e Natolin, considerata un punto di riferimento nel campo degli studi europei.
Gli investigatori intendono chiarire se, nella valutazione delle candidature, siano state agevolate procedure non conformi ai criteri stabiliti, ipotizzando possibili favoritismi. Per questo sono state raccolte documentazioni, email interne e testimonianze legate al periodo in cui il Seae seguiva la fase di assegnazione.
Un terremoto istituzionale in pieno corso
Le dimissioni di Mogherini segnano un passaggio delicato in un’inchiesta che potrebbe avere ripercussioni significative nelle relazioni tra Commissione, Seae e gli organismi di formazione che collaborano con l’Ue. Pur non essendo state formulate accuse nei suoi confronti, la scelta della diplomatica italiana punta a evitare interferenze con il lavoro degli inquirenti e a preservare la reputazione del Collegio d’Europa, da lei guidato negli ultimi anni.
Il procedimento dell’Eppo è tuttora in corso, e ulteriori sviluppi sono attesi nelle prossime settimane, mentre a Bruxelles cresce l’attenzione su uno dei dossier più sensibili degli ultimi anni nel campo delle politiche formative dell’Unione.


