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Corrado Augias: “Rinuncio, la mia tolleranza finisce davanti al nazismo”

Pubblicato: 05/12/2025 14:51

Caro direttore, cari amici, con queste parole un noto scrittore ha spiegato la sua scelta di non partecipare alla fiera Più libri più liberi. Una decisione sofferta, che l’autore ha voluto motivare con chiarezza: pur professando e praticando da sempre la tolleranza, anche nei confronti di chi non la ricambia, esiste — dice — un limite invalicabile. È il limite oltre il quale non si tratta più di differenze di opinione, ma di complicità con ideologie che la storia ha definito “criminali”.

“Tollerante sì, ma non con chi si fa complice del nazismo”

«Io sono favorevole alla tolleranza, anzi la pratico – anche con gli intolleranti per scelta, per età, per temperamento» ha scritto l’autore nella sua lettera. Ma è qui che introduce la distinzione che per lui fa la differenza: «Un conto sono gli intolleranti, un altro, ben diverso, chi si fa partecipe cioè complice delle idee di un regime criminale come il nazismo». Una linea netta, che porta direttamente al cuore della sua decisione di non condividere neppure lo spazio di una fiera con un editore dalle dichiarate simpatie neonaziste.

Il ricordo del confronto tra Vittorio Foa e Giorgio Pisanò

Per spiegare meglio la sua posizione, lo scrittore richiama un episodio remoto ma emblematico. Si riferisce a un dibattito tra Vittorio Foa, figura storica del socialismo italiano, ed esponente dell’antifascismo, e Giorgio Pisanò, repubblichino e convinto neofascista. Pisanò tentò di equiparare i due schieramenti della guerra civile italiana, ma fu Foa a chiudere la questione con una frase che lo scrittore definisce indimenticabile: «Pisanò sa qual è la differenza? Abbiamo vinto noi la guerra e lei oggi è senatore – se aveste vinto voi io sarei in galera». Un monito sulla distanza tra un sistema democratico e un regime che annienta chi la pensa diversamente.

“Non imbratto vetrine, ma scelgo di non condividere lo stesso spazio”

Nella parte finale della lettera l’autore chiarisce che non invoca censure, né ostacola l’esistenza di un editore estremista: «Non ho nulla in contrario all’esistenza di un editore di dichiarate simpatie neonaziste, non vado a imbrattargli le vetrine, lo lascio tranquillo». La sua scelta, sottolinea, è invece personale e politica: «Non voglio però avere nulla a che spartire con lui nemmeno lo spazio di un bel salone come questo». E conclude con un appello semplice e diretto, rivolto al direttore e ai lettori: «Spero che mi capirete scusando la mia assenza». Una posizione netta, che riporta al centro il tema della responsabilità individuale nella difesa dei valori democratici.

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