
Da oltre dieci anni il cantautore genovese Sandro Giacobbe, classe 1949, convive con una battaglia complessa contro il cancro. Il primo tumore, diagnosticato nel 2015, ha riguardato la prostata; il secondo è invece un meningioma, di cui l’artista ha parlato pubblicamente durante la puntata di Domenica In del 16 marzo. Si tratta di un tumore che colpisce le meningi, le tre membrane – dura madre, aracnoide e pia madre – che avvolgono e proteggono cervello e midollo spinale.
Il meningioma, spiegano gli specialisti, è un tumore quasi sempre benigno che origina nella dura madre. Non è tecnicamente un tumore cerebrale in senso stretto, ma può esercitare pressione sul cervello, rientrando tra i tumori endocranici più frequenti. Le cellule anomale proliferano lentamente, spesso senza provocare sintomi per anni.

Molti meningiomi vengono scoperti per caso, ad esempio dopo un trauma cranico o a seguito di esami eseguiti per altri motivi. Quando la massa cresce, però, può comprimere vasi, nervi e tessuti, provocando sintomi come crisi epilettiche, disturbi della vista, difficoltà nel linguaggio, alterazioni comportamentali o riduzione della forza muscolare. Giacobbe ha raccontato di aver avvertito per la prima volta un formicolio al braccio e alla mano, insieme a una sensazione di “bocca che tira”, segnali che lo hanno portato al pronto soccorso.
Dopo gli accertamenti, arrivò per lui la diagnosi di meningioma, seguita da intervento chirurgico e terapie. Nel recente colloquio con Mara Venier, l’artista ha rivelato un peggioramento delle sue condizioni dallo scorso ottobre e l’impossibilità di stare in piedi da gennaio, a causa del rischio di fratture. Nonostante ciò, le statistiche mostrano che la sopravvivenza a 5–10 anni dalla diagnosi può superare il 90%.
Ma cos’è esattamente un meningioma e chi colpisce? I Manuali MSD spiegano che questi tumori possono formarsi in qualunque parte della dura madre, spesso vicino ai seni venosi, alla base cranica o nella fossa posteriore. L’Istituto Humanitas distingue tre gradi di meningioma, da benigni a altamente maligni, sebbene la maggior parte cresca in modo lento. La Fondazione Veronesi evidenzia una maggiore incidenza nelle donne, probabilmente legata all’azione degli ormoni femminili.

I sintomi dipendono dalla zona del cervello compressa. La Mayo Clinic segnala tra i campanelli d’allarme disturbi visivi, mal di testa mattutini, perdita dell’udito, deficit di memoria, convulsioni, debolezza agli arti e difficoltà nel linguaggio. In alcuni casi possono manifestarsi variazioni della personalità o sintomi cognitivi. Tuttavia, molte di queste manifestazioni possono essere comuni ad altre condizioni, e solo esami mirati permettono una diagnosi certa.
Le cause del meningioma non sono del tutto note. L’esposizione a radiazioni nell’infanzia è l’unico fattore ambientale chiaramente riconosciuto. Altri elementi associati a un rischio aumentato includono gli ormoni femminili, la terapia ormonale sostitutiva, l’obesità e una rara condizione genetica chiamata neurofibromatosi. Non risultano correlazioni dimostrate con l’uso del cellulare.
La diagnosi viene eseguita tramite risonanza magnetica o TAC con mezzo di contrasto; in alcuni casi è necessaria una biopsia per confermare la natura della massa. Una volta individuato il tumore, l’approccio dipende da posizione, dimensioni, età e condizioni del paziente. I meningiomi piccoli e asintomatici possono essere monitorati, mentre quelli più invasivi richiedono intervento chirurgico, talvolta seguito da radioterapia, come la radiochirurgia stereotassica (SRS) o la radioterapia IMRT.
Infine, la prognosi è generalmente favorevole. Secondo studi europei, la sopravvivenza a 10 anni può superare il 90%, una percentuale che conferma la possibilità di convivere a lungo con la malattia, soprattutto quando diagnosticata e trattata in tempo.


