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Virus shock, morto il primo umano al mondo: “Monitoraggio attivo di chiunque sia stato a stretto contatto”

Pubblicato: 06/12/2025 11:16

Un allarme silenzioso risuona nelle sale di controllo sanitarie mondiali. Oggi, un virus sconosciuto fa il suo debutto fatale nell’essere umano. Un adulto, con una salute già fragile, sviluppa una febbre e sintomi che si aggravano rapidamente. La malattia lo costringe al ricovero in ospedale, dove i medici combattono per giorni contro l’infezione. Il paziente non ce la fa. La sua morte segna un momento storico e preoccupante: è il primo caso umano al mondo causato da un ceppo virale mai visto prima, l’influenza aviaria A(H5N5). Le autorità sanitarie si mobilitano immediatamente, avviando una corsa contro il tempo per tracciare ogni contatto e comprendere come questo virus abbia compiuto il salto di specie. La comunità scientifica osserva con attenzione massima, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità comunica i dettagli di questa nuova e grave minaccia.

Primo caso umano di influenza aviaria A(H5N5) negli Usa

Il primo caso umano globale di infezione da virus dell’influenza aviaria A(H5N5) è stato registrato negli Stati Uniti d’America, un evento che ha scosso la comunità sanitaria internazionale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha diffuso la notizia di questo tragico sviluppo, confermando che l’infezione ha colpito un adulto nello Stato di Washington, il quale, purtroppo, è poi deceduto in ospedale a causa della grave malattia sviluppata. Questo caso rappresenta un momento cruciale nella sorveglianza delle malattie zoonotiche, in quanto segna la prima volta che un virus influenzale A(H5N5) viene rilevato in un essere umano a livello mondiale. L’adulto infettato presentava patologie pregresse, un fattore che spesso complica il decorso delle infezioni virali.

Dettagli sull’individuo e l’esposizione

La vittima era un adulto residente nello Stato di Washington con condizioni mediche preesistenti. Un’indagine approfondita condotta dalle autorità di sanità pubblica ha stabilito un chiaro collegamento con l’ambiente animale, rivelando che il paziente deteneva pollame da cortile e uccelli domestici. Questo dettaglio suggerisce fortemente che l’origine dell’infezione sia stata una trasmissione zoonotica, ovvero il salto del virus dalla popolazione avicola all’uomo. Le autorità stanno attualmente conducendo ulteriori indagini epidemiologiche per delineare con precisione la catena degli eventi e per identificare eventuali altri rischi. Parte di questo processo include un monitoraggio attivo di chiunque abbia avuto un contatto stretto con l’individuo contagiato, sebbene fino ad ora, il tracciamento dei contatti non abbia portato all’identificazione di ulteriori casi.

La notifica all’Organizzazione mondiale della sanità

L’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata formalmente informata di questo caso il 15 novembre scorso. L’agenzia ginevrina ha specificato che si tratta del settantunesimo caso umano confermato di influenza A(H5) registrato negli Stati Uniti dall’inizio del 2024, ma è il primo caso umano segnalato nel Paese da febbraio 2025. La conferma definitiva della tipologia virale è arrivata solo in seguito, precisamente il 20 novembre, quando il sequenziamento di laboratorio effettuato dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) statunitensi ha identificato il virus come influenza A(H5N5). La dichiarazione dell’OMS sottolinea l’importanza di questo riscontro, evidenziando che è il primo caso umano riportato a livello globale causato da questo specifico sottotipo virale.

Evoluzione dei sintomi e diagnosi

Il paziente aveva iniziato a manifestare i primi sintomi nel corso della settimana terminata il 25 ottobre, inclusa la presenza di febbre. Con l’aggravarsi delle condizioni, nella settimana successiva, terminata l’8 novembre, l’adulto è stato ricoverato in ospedale a causa di una grave malattia. Purtroppo, nonostante le cure, il decesso è sopraggiunto il 21 novembre. La diagnosi è stata un processo meticoloso. I campioni respiratori prelevati presso la struttura sanitaria hanno inizialmente dato esito positivo al virus dell’influenza A tramite la tecnica Rt-PCR, con una presunzione di positività all’influenza A(H5) emersa presso l’Università di Washington. Successivamente, i campioni sono stati inviati al Washington State Public Health Laboratory, dove la presenza di influenza A(H5) è stata confermata utilizzando il test specifico per l’influenza A(H5) dei CDC. Il campione finale è stato ricevuto dai CDC il 19 novembre, e il sequenziamento genetico condotto sia all’Università di Washington che ai CDC ha poi definito la natura del virus come influenza A(H5N5).

Valutazione del rischio e misure di sorveglianza

Le autorità sanitarie statunitensi stanno continuando le indagini per comprendere appieno la dinamica di questo evento. L’OMS, nel suo comunicato, ha voluto rassicurare sul fatto che non vi sono al momento prove di trasmissione da uomo a uomo, un punto cruciale per la valutazione del rischio pandemico. Tuttavia, l’agenzia delle Nazioni Unite per la salute ribadisce l’importanza critica della sorveglianza globale a causa della natura in continua evoluzione dei virus influenzali. È fondamentale rilevare e monitorare con attenzione tutti i cambiamenti virologici, inclusi quelli genomici, nonché i mutamenti epidemiologici e clinici associati ai virus influenzali emergenti o già in circolazione che possono avere ripercussioni sulla salute umana. L’OMS sottolinea anche la necessità di una tempestiva condivisione del virus tra i laboratori di riferimento per permettere una costante e aggiornata valutazione del rischio. Sulla base delle informazioni raccolte finora, l’Organizzazione Mondiale della Sanità mantiene una valutazione del rischio complessivo per la salute pubblica rappresentato dai virus A(H5) come basso. Ciononostante, il rischio è classificato come da basso a moderato per quelle persone che potrebbero avere una possibile esposizione professionale, come veterinari o allevatori, ad animali potenzialmente infetti. La vigilanza e la preparazione rimangono priorità assolute per la comunità sanitaria internazionale.

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