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Famiglia nel bosco, la tristissima ipotesi sul futuro dei bambini: cosa succede

Pubblicato: 08/12/2025 10:30

«Sono giù di morale. Ma il prossimo 16 dicembre la situazione si dovrebbe sbloccare». Con queste parole, Nathan Trevallion si confida con gli amici. Chi gli è vicino racconta che l’uomo, nonostante la sofferenza per la lontananza dai figli, si sente «rassicurato» dai suoi legali. È l’ennesimo capitolo di una vicenda che ha diviso l’Italia e che continua a interrogare opinione pubblica, magistratura e servizi sociali.

La storia è quella della cosiddetta “famiglia del bosco”, tre bambini cresciuti in una casa isolata a Palmoli, secondo un modello di vita basato su autosufficienza, educazione parentale e un profondo legame con la natura. Una scelta radicale, difesa strenuamente da Nathan Trevallion, 51 anni, e dalla compagna Catherine Birmingham, 45, che per anni hanno vissuto lontani dai ritmi della società contemporanea.

La quiete si è spezzata nell’autunno 2024, quando un’intossicazione da funghi ha costretto l’intera famiglia al ricovero. Da lì sono partite verifiche approfondite sulle condizioni di vita dei minori, giudicate non adeguate dai servizi sociali. Ne è seguito l’allontanamento disposto dal Tribunale per i Minorenni dell’Aquila, con il collocamento dei tre bambini in una comunità protetta di Vasto e l’ingresso temporaneo della madre nella stessa struttura. Una decisione che ha acceso un intenso dibattito nazionale.

Le ipotesi sul tavolo dei giudici

La situazione oggi resta sospesa tra più possibili scenari. Il primo, quello desiderato dai genitori, prevede il ritorno dei bambini nella nuova casa, offerta gratuitamente da Armando Carusi per tre mesi, in attesa degli interventi di messa in sicurezza e adeguamento del casolare originario. Il secondo contempla un rientro graduale, con visite protette e una permanenza ancora parziale nella comunità. Una terza ipotesi è l’affido temporaneo a parenti, qualora il tribunale valutasse necessario un ambiente più strutturato ma comunque familiare.

Nel frattempo, Nathan ha trovato ospitalità nella casetta di nonna Gemma, sempre messa a disposizione da Carusi, mentre Catherine vive insieme ai tre figli nella struttura protetta. Dall’interno della comunità, la madre mantiene il suo stile di vita spirituale e alternativo, indossando il caratteristico abito bianco che l’ha sempre accompagnata. Ha inoltre richiesto il rinnovo del proprio passaporto e di quello della figlia maggiore, entrambi scaduti.

L’attesa del 16 dicembre e il coinvolgimento dell’ambasciata australiana

La decisione definitiva resta nelle mani del Tribunale per i Minorenni e della Corte d’Appello dell’Aquila, che tornerà a riunirsi il 16 dicembre. Non si esclude che, in futuro, i genitori possano chiedere un risarcimento per i danni psicologici derivati dalla separazione.

Martedì è prevista la visita di un delegato dell’ambasciata australiana, che segue da vicino il caso, offrendo sostegno anche sul piano legale.

La famiglia trattiene il fiato. Il 16 dicembre potrebbe segnare il giorno della verità.

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