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Tajani scuote l’Ue: “Ora o mai più”. Ipotesi esercito comune europeo

Pubblicato: 08/12/2025 09:02

Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, in una situazione di crisi acuta per l’Unione Europea, ha espresso la necessità di un “elettroshock indispensabile” per salvare l’Europa dal rischio di diventare un “gigante economico e nano politico”, un’entità marginale nel nuovo panorama mondiale. Tajani, con la sua lunga esperienza nelle istituzioni europee, invoca coraggio e un rinnovamento profondo dell’Unione, sostenendo che l’alternativa è il declino. Egli sottolinea che non è il momento di pensare a “meno Europa”, ma a un’Europa “che si rinnova e diventa protagonista e anche autonoma”, capace di confrontarsi con le altre potenze mondiali non limitandosi a “azioni di piccolo cabotaggio”.

La ricetta per il cambiamento

Secondo Tajani, l’Europa, così com’è strutturata, non può sostenere il confronto con le altre potenze globali. La prima necessità è “ritrovare un’anima politica”, basata sulle radici cristiane, l’illuminismo, i diritti e il rispetto per la persona, che rendono l’Europa un continente unico, anche per l’assenza della pena di morte. L’Italia è vista come un Paese che può e deve avere un “grande ruolo in questo cambiamento”, portando avanti le proprie necessità e la propria visione. Egli riconosce la presenza di “validi e capaci leader nazionali”, ma lamenta la mancanza di grandi leadership europee, come quelle storiche di De Gasperi, Kohl o Mitterrand. Per questo motivo, invita tutti i leader a “fare un passo avanti”, non limitandosi a ragionare come capi di Stato o di governo del proprio Paese, ma come promotori di un progetto europeo più ampio. La chiave è contrastare le “spinte nazionaliste”, che vedono l’UE come un “carrozzone inutile”, con “riforme incisive e vere”.

Le riforme istituzionali necessarie

Le riforme devono partire dal quadro istituzionale dell’Unione. Tajani rievoca la celebre frase di Kissinger, “quando cerco l’Europa non so chi chiamare”, evidenziando come la situazione di incertezza e la mancanza di una figura univoca di riferimento permanga. La crisi attuale, unita alla possibilità di un disimpegno americano sulla sicurezza, rende urgente l’eliminazione del “diritto di veto”, almeno per molte materie, una questione che il ministro intende affrontare con i suoi alleati. Un’altra proposta fondamentale è unificare il ruolo di presidente della Commissione europea con quello del Consiglio europeo, facendo in modo che tale figura sia eletta direttamente dai cittadini. Parallelamente, è necessario “rafforzare il Parlamento europeo”, che al momento “non ha ancora iniziativa legislativa”. L’obiettivo di tutte queste modifiche è arrivare ad avere “un’Europa più politica e meno burocratica”.

Il completamento del mercato unico e lo strapotere della burocrazia

Un altro passaggio che Tajani giudica “indispensabile” è il “completamento del mercato unico”. Questo si raggiunge attraverso l’unione bancaria, un mercato unico dell’energia, il mercato dei capitali e l’adozione di leggi sulla concorrenza efficaci, inclusa l’armonizzazione fiscale per impedire la creazione di paradisi fiscali interni all’UE. Accanto a questo, il ministro chiede che “deve tornare la politica” e deve “finire lo strapotere delle burocrazie di Bruxelles”. Critica apertamente l’eccessivo potere dei burocrati non eletti, sottolineando come l’amministrazione europea sia “elefantiaca” in termini di poteri, “lacci e lacciuoli”. Invoca la necessità di essere “rapidi, veloci, elastici” e propone una regola: “Per ogni nuova norma, due vanno abolite”. Denuncia inoltre politiche percepite come controproducenti, come l’“esagerazione sul Green Deal”, che avrebbe causato danni al continente industriale europeo, senza dimenticare i problemi legati al settore dell’agricoltura.

La necessità di una difesa comune

Riguardo alla sicurezza, Tajani afferma che “non è facile, ma è l’unica strada” rafforzare la difesa europea. Questo non significa solo dotarsi di armi, ma anche di mezzi per “difendere la nostra economia”, menzionando la Marina militare e le forze che operano sotto l’egida dell’ONU. L’obiettivo finale è un “esercito comune come punto d’arrivo”, ma nell’immediato è indispensabile un “coordinamento per una difesa comune”, anche tramite una “stretta collaborazione industriale con Usa e gli altri paesi della Nato e del G7”. Sulla questione dei finanziamenti, Tajani rassicura sull’approvazione del decreto armi per l’Ucraina e suggerisce la possibilità di ricorrere a “fondi europei ad hoc” o a “eurobond per rafforzarci”. Il motivo è chiaro: l’Europa “deve saper garantire la nostra difesa” e continuare a lavorare per la “riunificazione dell’Europa anche ad Est”, sostenendo l’ingresso dei paesi balcanici nell’UE.

Il ruolo dell’occidente e il rischio isolamento

Affrontando la prospettiva di un disimpegno statunitense, con Trump che minaccia di smarcarsi dalla difesa europea, Tajani ribadisce che “l’unità dell’Occidente è un patrimonio irrinunciabile”. Non ritiene che gli USA possano fare a meno dell’Europa così facilmente, anche se l’interesse maggiore americano è la sfida con la Cina. L’Europa rappresenta un “mercato di import ed export ricchissimo”, e un suo isolamento non servirebbe a nessuno, nemmeno agli Stati Uniti. Il ministro avverte coloro che contestano l’importanza dell’UE che “non serve all’Italia isolarsi”. Ricorda che delle “623 miliardi di export delle nostre aziende, oltre 200 sono verso paesi europei”. Conclude con un monito: “Isolarsi, dire no all’Europa, ci farebbe diventare residuali e irrilevanti” nel contesto globale.

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