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Salvini risponde ai Giovani Musulmani d’Italia: “Basta permessi per gli islamici se non rispettano le nostre tradizioni”

Pubblicato: 09/12/2025 08:17

È bastata una dichiarazione carica di tensione per riaccendere il confronto sul rapporto tra istituzioni italiane e comunità islamiche. Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini ha infatti proposto di bloccare ogni permesso agli islamici fino alla firma di un accordo con l’Italia che preveda il rispetto delle “nostre leggi e tradizioni”. Una presa di posizione che arriva dopo le rivelazioni sulla presunta “strategia islamista”, segnalata da alcune figure legate al movimento musulmano e attive in vari contesti amministrativi della sinistra.
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Le parole dell’attivista e le proiezioni demografiche

A spingere Salvini a un intervento così netto è stato anche un podcast di un attivista dei Giovani Musulmani d’Italia. Nel programma, Ibrahim Youssef ha ragionato sulle previsioni relative all’aumento della popolazione musulmana entro il 2050, citando stime secondo le quali la presenza sarebbe destinata a salire dal 4,6% del 2022 al 9,6%. Youssef ha inoltre richiamato l’elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York per riflettere su possibili evoluzioni politiche in Italia, sottolineando come alcune forze abbiano cambiato profondamente posizioni nel corso dei decenni.

Le reazioni e i dubbi sulla proposta

Le sue parole hanno provocato l’indignazione del segretario del Carroccio, che ha rilanciato la necessità di una sorta di patto con le comunità islamiche per garantire il rispetto delle tradizioni e dei valori democratici. Resta però incerto come una misura così radicale potrebbe essere applicata. Nel frattempo, Youssef ha anche sostenuto il progetto “Muro27 – Musulmani per Roma 2027”, movimento che mira a portare tematiche specifiche nel dibattito politico in vista delle prossime elezioni comunali.

Focus su Roma e sulla partecipazione politica

All’interno del progetto interviene anche Francesco Tieri, ingegnere italiano convertito all’Islam, che precisa come non si tratti di un partito, ma di un tentativo di contribuire alla discussione pubblica prima che si irrigidisca. Tieri richiama l’attenzione sulla necessità di applicare lo Statuto di Roma riguardo ai consiglieri aggiunti, figure riservate ai residenti stranieri da includere nell’assemblea capitolina.

L’ombra del modello francese

Nelle riflessioni di Youssef emerge il desiderio di sostenere l’ingresso in politica di nuovi rappresentanti musulmani entro il 2050. Ma alcuni osservatori temono che l’Italia possa seguire un percorso simile a quello della Francia, dove dibattiti e polemiche sulle dinamiche di integrazione e sulla presenza dei Fratelli Musulmani hanno segnato il dibattito pubblico. I timori riguardano possibili infiltrazioni, processi lenti e “dal basso” e la diffusione di un linguaggio ritenuto ambiguo da chi monitora questi fenomeni.

Un quadro complesso, dunque, che intreccia proiezioni demografiche, tensioni politiche e l’interrogativo su come conciliare rappresentanza, identità e sicurezza in un Paese che guarda ai prossimi decenni con crescente attenzione.

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