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Irene Pivetti condannata a 4 anni, la decisione durissima: di cosa è accusata, le sue parole

Pubblicato: 10/12/2025 12:39

La notizia della condanna in Corte d’Appello ha subito catturato l’attenzione dei media e del pubblico. Irene Pivetti, ex presidente della Camera, ha reagito con fermezza immediatamente dopo la conferma della pena a quattro anni di reclusione per evasione fiscale e autoriciclaggio. “La verità verrà fuori, sono tranquilla, la verità è che io sono innocente”, ha dichiarato la politica a caldo, manifestando la propria convinzione di essere vittima di un errore giudiziario. La vicenda, iniziata nel 2024, ha seguito un iter processuale complesso che ha visto coinvolti anche altri protagonisti e operazioni finanziarie di rilievo.
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Il caso ha suscitato grande scalpore non solo per la notorietà dell’imputata, ma anche per le modalità delle operazioni contestate. Le indagini si concentrano su alcune transazioni risalenti al 2016, per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro, legate alla compravendita di tre Ferrari Granturismo. Secondo quanto emerso dall’attività del pm Giovanni Tarzia e del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf, le compravendite sarebbero state utilizzate per riciclare proventi da illeciti fiscali, creando un complicato meccanismo di trasferimento e occultamento dei beni.

Conferma della sentenza e confische

La quarta sezione penale della Corte d’Appello di Milano – composta dai giudici Fagnoni, Centonze e Marchiondelli – ha confermato integralmente la sentenza emessa il 26 settembre 2024 dal Tribunale. La decisione ha incluso anche la condanna a due anni, con pena sospesa e non menzione, per il pilota di rally ed ex campione di Granturismo Leonardo ‘Leo’ Isolani e per la moglie Manuela Mascoli. Confermata anche la confisca di oltre 3,4 milioni di euro, già congelati nel corso delle indagini a carico dell’ex parlamentare.

Secondo la Procura, Irene Pivetti avrebbe agito attraverso Only Italia, società a lei riconducibile, come intermediaria in operazioni legate al Team Racing di Isolani, finalizzate a nascondere beni al fisco, tra cui le tre Ferrari. Le auto, secondo l’accusa, sarebbero state oggetto di una finta vendita al gruppo cinese Daohe, con l’unico bene effettivamente ceduto rappresentato dal logo della Scuderia Isolani abbinato al logo Ferrari. L’obiettivo, sostiene l’accusa, era quello di dissimolare la proprietà dei beni e sottrarli alla tassazione, mentre Pivetti avrebbe acquistato il logo per rivenderlo a un prezzo dieci volte superiore.

Meccanismo di riciclaggio e strategia processuale

La sentenza di primo grado descrive il sistema come “un meccanismo particolarmente capzioso” portato avanti per lungo tempo per evitare che le somme derivanti dalle operazioni fossero soggette a tassazione. La Procura ha sostenuto che Pivetti fosse il fulcro del piano criminoso, coordinando gli spostamenti dei beni e il trasferimento dei proventi attraverso società intermediarie e operazioni internazionali.

In un’intervista rilasciata a Belve, la politica aveva già affrontato con durezza le critiche, difendendo la regolarità di altre attività sotto indagine, tra cui il sequestro delle mascherine importate dalla Cina dalla sua società: “Tutte regolari e certificate, l’indagine non doveva partire. È stato un trauma”.

Sul presunto pagamento da 13 milioni anziché 1,3 milioni, Pivetti ha spiegato: “Ho restituito l’eccedenza”, sottolineando la propria buona fede. Tuttavia, la giornalista Francesca Fagnani ha ribattuto che la Procura non condivide questa versione dei fatti, chiedendo anche se nel suo futuro potesse esserci l’ipotesi del carcere. “Come qualsiasi circostanza della vita bisogna farci fronte se si presenta. Ma non accadrà”, ha risposto l’ex presidente della Camera.

Implicazioni politiche e mediatiche

La vicenda Pivetti non è solo un caso giudiziario di rilevanza nazionale, ma anche uno specchio delle complesse dinamiche tra politica, media e giustizia. L’ex presidente della Camera, nota per la sua carriera politica e la visibilità mediatica, si trova oggi a dover affrontare una sentenza pesante che potrebbe avere conseguenze non solo personali, ma anche simboliche. La conferma della condanna in Corte d’Appello segna una tappa significativa nel lungo iter giudiziario, mantenendo alta l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica.

L’intera vicenda continuerà a essere seguita con attenzione, sia per gli sviluppi giudiziari sia per le dichiarazioni di Irene Pivetti, che insiste sulla propria innocenza e sulla volontà di vedere riconosciuta la verità dei fatti. La storia, complessa e articolata, rappresenta un esempio emblematico dei casi di evasione fiscale e autoriciclaggio che coinvolgono personalità pubbliche, e del difficile equilibrio tra giustizia, percezione mediatica e fiducia dei cittadini.

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